8 marzo 2024 –
Negli ultimi anni, episodi di maltrattamento in asili e RSA hanno acceso i riflettori sulla necessità di tutelare le fasce più vulnerabili della popolazione, cioè bambini e anziani.
La videosorveglianza nelle scuole per l’infanzia e nelle strutture per anziani è stata proposta già del 2016 come strumento di prevenzione, innescando un acceso dibattito tra sicurezza e privacy che finora non è stato ancora risolto.
La proposta legislativa per la videosorveglianza
A fronte dei gravi episodi di maltrattamento sui bambini degli asili nido e gli anziani accaduti negli anni, nel 2016 si è sollevata la proposta (tramite disegno di legge) di rendere obbligatoria l’installazione di telecamere in questi ambienti per proteggere le categorie più vulnerabili.
La proposta legislativa mirava anche a introdurre test psicoattitudinali per il personale delle scuole dell’infanzia. Nonostante l’approvazione alla Camera, il dibattito sul rispetto della privacy dei lavoratori ha bloccato il processo al Senato.
Si dibatte ancora tuttavia, sulla maggior tutela che meriterebbero i soggetti più vulnerabili rispetto alla privacy: ciò ha aperto alla possibilità di applicare eccezioni alle normative sulla privacy, come sottolineato anche dal Garante per la Privacy.
I fondi per la videosorveglianza
Con il decreto legge noto come “sblocca-cantieri” del 2019, sono poi stati stanziati 80 milioni di euro per l’installazione di sistemi di videosorveglianza nelle strutture educative e nelle case di riposo, dimostrando un passo avanti concreto nella direzione della tutela dei minori e degli anziani. Tuttavia non si nominano tempistiche o obbligatorietà nell’installazione, lasciando quindi l’iniziativa ai singoli comuni e agli istituti.
Ecco cosa recita il testo di legge:
Art. 5-septies (Sistemi di videosorveglianza a tutela dei minori e degli anziani). – 1. Al fine di assicurare la più ampia tutela a favore dei minori nei servizi educativi per l’infanzia e nelle scuole dell’infanzia statali e paritarie, nello stato di previsione del Ministero dell’interno è istituito un fondo con una dotazione di 5 milioni di euro per l’anno 2019 e 15 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2020 al 2024, finalizzato all’erogazione a favore di ciascun comune delle risorse finanziarie occorrenti per l’installazione di sistemi di videosorveglianza a circuito chiuso presso ogni aula di ciascuna scuola nonché per l’acquisto delle apparecchiature finalizzate alla conservazione delle immagini per un periodo temporale adeguato.
Videosorveglianza e privacy nelle scuole contro il vandalismo
La possibilità di installare telecamere nelle scuole non si limita alle sole strutture per l’infanzia, ma è estesa anche alle scuole primarie e secondarie, ma con scopi e modalità di utilizzo differenti.
Nel suo Vademecum, il Garante della Privacy ha fornito linee guida specifiche per assicurare che l’uso delle telecamere rispetti la privacy e sia limitato alla prevenzione di furti e atti vandalici, attivando l’impianto solo al di fuori degli orari scolastici.
Come capire se un bambino subisce maltrattamenti a scuola
I segnali di maltrattamento a scuola, come a casa, non sono sempre evidenti. Spesso si manifestano in cambiamenti comportamentali che possono essere difficili da interpretare.
Cambiamenti iomportamentali:
- Passaggio da allegro a introverso: Un bambino che diventa improvvisamente introverso o timido potrebbe essere un segno di disagio.
- Disturbi del sonno: Difficoltà ad addormentarsi, incubi frequenti o risvegli notturni possono indicare un disagio interiore.
- Rabbia improvvisa: Accessi di rabbia incontrollati o aggressività non consueta potrebbero essere un modo per esternare frustrazione o dolore.
- Perdita di appetito: Un calo significativo dell’appetito o un cambiamento nelle abitudini alimentari può essere un sintomo di stress o ansia.
È importante sottolineare che questi cambiamenti non implicano necessariamente un maltrattamento, ma devono essere considerati come campanelli d’allarme che invitano a un’attenzione maggiore. È importante quindi operarsi per un dialogo aperto e un ascolto attivo del proprio bambino.
Evitiamo di far loro un interrogatorio: se decidete di fare domande, fatelo nel modo più delicato possibile e in modo obiettivo, senza suggerire al bambino le risposte in un senso o nell’altro.