Succede a Verona: dopo diverse ricerche, dopo quasi due anni, è stato individuato il pericoloso batterio che ha ucciso quattro neonati che erano ricoverati presso l’Ospedale della Donna e del Bambino sito in Borgo Trento. Il batterio letale è stato trovato nei rubinetti dei lavandini utilizzati presso la Terapia Intensiva Neonatale dell’ospedale.
Una grave accusa di mancata igiene da parte della struttura
Il batterio killer si è insidiato nelle tubature dei rubinetti dell’ospedale, e dopo diverse analisi effettuate nel corso dell’ultimo anno e mezzo è stato possibile determinarne le cause: per il mancato, o scarso, rispetto delle misure di igiene, specialmente nei reparti più a rischio. È stato possibile considerare questo dopo aver visionato le cartelle cliniche e le procedure messe in atto, oltre che un controllo speciale a tutte le attrezzature e agli impianti medici.
A denunciare questo grave fatto era stata proprio la mamma di una delle piccole vittime, Nina, facendo così scoppiare il caso e l’avvio dei controlli: oltre ai quattro neonati, altri nove neonati sono diventanti cerebrolesi e altri novantasei sono, invece, con altre problematiche.
Il lavandino del reparto è diventato così un focolaio molto pericoloso e ricettacolo non solo di questo batterio, ma anche di molti altri virus ancora.
Quando sono stati fatti i controlli nel mese di gennaio
Le prime analisi e l’apertura del procedimento di controllo sono cominciati nel mese di gennaio, da parte di tutti i vertici più importanti dell’azienda ospedaliera, successivamente interrotti per l’arrivo del coronavirus.
Solo dopo diversi mesi è stato possibile, grazie a un team di esperti nominati dal direttore generale F. Cobello, dopo la preventiva chiusura del punto delle nascite, riaprire il reparto dopo attenti controlli e ambienti finalmente sanificati adeguatamente.