Il suo nome è Valentina. Una giovane donna che, assieme al suo compagno, ha intrapreso una battaglia legale per poter donare alla medicina i suoi blastocisti.
La battaglia di Valentina e la donazione dei suoi embrioni
Valentina, una donna di soli 33 anni, ha già subito numerosi aborti a causa di problemi di salute. Con l’appoggio del suo compagno Fabrizio, di 39 anni, ha deciso di donare alla medicina i suoi blastocisti, ovvero gli embrioni di cui non può giovarsi.
Al giorno d’oggi, nei vari ospedali spersi su tutto il territorio nazionale migliaia di embrioni vengono congelati senza che ne venga stabilita a monte una precisa destinazione. Situazione non dissimile è presente anche nelle varie cliniche private. Si stima, in base agli ultimi dati, che siano stati bloccati oltre 700 blastocisti.
La legge sulla fecondazione assistita sancisce un rigoroso divieto alla sperimentazione. Valentina, affetta da traslocazione cromosomica rischia di generare feti con malformazioni. Ha già interrotto volontariamente ben 7 gravidanze, senza aver avuto l’appoggio assistenziale e psicologico necessario. Adesso ha sta conducendo una battaglia che possa cambiare le vite delle donne.
La legge vieta la donazione degli embrioni
Allo stato attuale, infatti, non esiste una disciplina giuridica che regolamenti la sorte degli embrioni inutilizzati. Una legge ad hoc potrebbe non solo dare un contributo importantissimo alla scienza, ma aiutare molte donne ed evitare così inutili sofferenze. La storia di Valentina non si è fermata ai 7 aborti.
Aiutata da Fabrizio ha voluto conoscere lo stato di salute dei suoi embrioni per poter beneficiare della fecondazione assistita. Trattandosi di una coppia fertile non hanno ottenuto un’immediata diagnosi preimpianto, ma solo in seguito a una lunga battaglia legale conclusasi in Cassazione.
Adesso i due coniugi attendono l’esito di un’altra lotta legale. Intendono donare i blastocisti non idonei per la gravidanza alla ricerca scientifica. Il divieto legislativo in vigore, secondo la coppia, rappresenterebbe un grande limite per la ricerca e la rimozione spazzerebbe via la frustrazione che ogni giorno provano tantissime donne.