Quando arriva il momento delle vacanze estive, coloro che hanno dei neonati o dei bimbi molto piccoli si pongono il dilemma se sia conveniente e sicuro portarli in alta montagna o se virare sulla classica soluzione balneare: in realtà non è affatto impossibile godersi qualche giorno di relax in altitudine con loro, a patto di organizzarsi e prendere le dovute precauzioni.
In alta quota con i neonati
Chi vuole portare i propri figli in montagna, specie se si tratta di neonati o di bimbi molto piccoli, spesso ha delle remore dal momento che teme giustamente le insidie legate all’altitudine, specie a livello di riduzione della pressione e della quantità di ossigeno: tuttavia, i pediatri spiegano che la vacanza in alta montagna per tutta la famiglia non va vista come un tabù e che, anzi, le escursioni in quota sono consigliate per la salute dei più piccoli, anche perché svolgono una importante funzione nel prevenire alcune malattie e, da questo punto di vista, sono anche preferibili al mare.
I benefici per la salute e la quota-soglia
I benefici che una vacanza in montagna ai bimbi piccoli non riguardano solo la purezza dell’aria che si respira in quota e che è un toccasana per le bronchiti, le sinusiti e per la pulizia delle Trombe di Eustachio (il condotto che collega orecchio e faringe): infatti, pure la riduzione di ossigeno in altitudine ha un risvolto positivo dato che porta a un incremento dei globuli rossi nel sangue. Dunque, pollice in su per la montagna ma è bene conoscere anche i limiti entro i quali salire e gli accorgimenti da prendere se si compie un’escursione assieme al neonato.
Innanzitutto, va specificato che i bambini nati in luoghi di montagna si abituano più facilmente a determinate altitudini rispetto a chi è cresciuto altrove: ad ogni modo, i pediatri suggeriscono di non salire oltre la soglia dei 1200 metri durante il primo anno di età (e a patto che per il piccolo non vi siano particolari controindicazioni di salute), escludendo quindi le alte quote. Attenzione anche agli sbalzi di pressione: indipendentemente che si salga in quota in macchina o a piedi, l’ascesa deve essere graduale per consentire al bimbo di adattarsi.
Prestare attenzione alle reazioni
Ovviamente, come spesso si insegna ai genitori, la prima regola per capire come sta il neonato è osservarlo ed essere in grado di comprendere le sue reazioni. Bisogna prestare attenzione, mentre si sale in quota, a qualunque “segnale” invii, che si tratti di semplice nervosismo, manifestazioni di fastidio (magari per via di un disturbo alle orecchie a causa della pressione) o anche pianti improvvisi: se si hanno dei dubbi o il neonato mostra particolare insofferenza è meglio interrompere la salita.
Anche in questo caso, il consiglio è di privilegiare la gradualità e il buon senso, lasciando che il bimbo si abitui alla montagna secondo i suoi tempi. E quando si sarà superata la delicata soglia del primo anno di età, si potranno finalmente organizzare anche escursioni oltre quota 2000 metri, badando però di non andare troppo oltre questo limite.