La psicologia dimostra in che modo la sperimentazione dei maschietti con i giochi femminili può essere d’aiuto nell’evoluzione emotiva: ecco cosa sapere.
Capita ancora troppo spesso di sentirsi ripetere che le bambole sono un gioco da femmine! Un maschietto che ama prendersi cura di un bambolotto, di pentolini e di pappine non vedrà di certo determinata da questo la sua identità di genere, fattore molto più complesso che in parte troverà modo di esprimersi nella pubertà e nell’adolescenza.
È giunto il momento di sfatare un mito: il bambino che si diverte a prendersi cura delle bambole non fa altro che mettere in moto dei meccanismi d’identificazione con la mamma, sperimentando quel gioco simbolico che è tanto importante per la sua crescita.
Come la mamma riesce a coccolarlo e farlo star bene, così egli gioca (e si sente quasi in diritto) di farlo con i peluche o le bambole che sono presenti attorno a lui. Insomma, non c’è assolutamente motivo di allarmarsi, l’unica conseguenza che si può prevedere da questo “allenamento” con le bambole è che il bambino diventerà un ottimo papà!
I maschi che giocano con le bambole: un tabù da sovvertire
Psicologi e sessuologi sono concordi nell’affermare che i giochi d’infanzia non determinano assolutamente le preferenze sessuali o identitarie dell’età adulta.
Inoltre, sono assolutamente da evitare rimproveri o negazioni: il rischio che si corre è quello di ingenerare un senso di colpa nel bambino, solo in virtù del gioco che egli ha scelto di usare.
La crescita emotiva deve essere libera di esprimersi in fasi e modalità differenti: inutile imprigionare l’animo e la personalità del tuo piccolo nello stereotipo maschile del ragazzino aggressivo che gioca a calcio (e prima ancora con le macchinine e le costruzioni). Negare la natura che appartiene al proprio figlio, di contro, è un dannoso pretesto che porta alla luce episodi adolescenziali (e non solo) di bullismo, omofobia e violenza di genere.
Perché al bambino maschio piacciono le bambole?
La risposta è presto data: il noto medico viennese Sigmund Freud – il padre della psicoanalisi – lo ha chiamato complesso edipico.
Il bambino si innamora (nel senso affettivo del termine) della mamma e cerca di emulare i comportamenti positivi che lo fanno star bene sui giochi che lo circondano.
Cucinare, pettinare un bambolotto (o anche una bambola reborn) o far finta di essere un personaggio al femminile non è certamente un motivo di punizione e di colpa: ogni bimbo – al di là della fase evolutiva che sta attraversando – ha prima o poi bisogno di esplorare il mondo dei generi (del maschile e del femminile) con i giusti tempi e la giusta libertà.
Insomma, è proprio lo stereotipo che rischia di compromettere la leggerezza d’animo del piccolo, non di certo un pomeriggio di troppo con un bambolotto o un accessorio tipicamente “da donna”!
ottimo articolo, grazie per la condivisione
https://www.bambolareborn.com/