Mi ricordo una scena, alcuni anni fa. Un gruppetto di bambini, tutti sotto lo stesso ombrellone, ciascuno con la testa su un telefonino o un tablet. Nessuno guardava o comunicava con l’altro. C’era un silenzio stranissimo. La concertazione era altrove. Dietro lo schermo luminoso.
Una scena così non l’ho più vista, ma non sono mancati casi simili.
Bambini che passeggiano con la mamma o il papà, concentrati su un telefonino o al ritorno da scuola, da soli, con giochi elettronici in mano. Bebè nel passeggino, con davanti un cartone animato. Sino alla fatidica tavolata al ristorante: il bambino nel seggiolone, intrattenuto dal cellulare.
I pediatri sono contrari, ci allertano, ci sensibilizzano. Mai usare questi dispositivi, prima dei due anni o durante i pasti o prima della nanna. Gli effetti ricadono sulla concentrazione, sulle relazioni sociali e sulla vista.
Ognuno di noi ha la propria idea. Un’idea che si basa, sostanzialmente, su due fattori: quanto noi stesse usiamo i dispositivi e le diverse esigenze che ci spingono a questo tipo di intrattenimento.
Se, da un lato, non possiamo far finta che non esistano, dall’altro è difficile trovare il corretto equilibrio.
E poi, diciamocela tutta, spesso, rappresentano un modo per prenderci una pausa.
Per staccare da chi, a un semplice dammi dieci minuti, per favore, fa spallucce.
Se abbiamo un lavoro improrogabile o abbiamo bisogno di un momento per sdraiarci o di parlare con un altro adulto, il cellulare, la televisione, il tablet fanno un gran lavoro in questa direzione. Come ipnotizzano loro, manco il vecchio Mago Silvan.
Vi dico la mia. Sotto questo aspetto, sono rimasta della stessa idea di quando non ero mamma. Non mi piace l’idea di uno schermo acceso che incanti le mie figlie. Non mi piacciono le scene di bebè svezzati con un cartone animato davanti.
So, dall’altro canto, che non è giudicabile una scena. Sono consapevole di non conoscere nulla di quella mamma o quel papà che, al ristorante, stanno imboccando il figlio con Peppa Pig sul cellulare.
So che non è mio compito far sentire in difetto alcun genitore, che chissà quanti errori faccio io, che mi sfuggono, mentre possono essere evidenti agli occhi degli altri.
So che, alle volte, silenziare un figlio è quasi un’opera impossibile ma è necessario. Dobbiamo fare la spesa, cucinare, mandare una mail, fare una telefonata. So che se stiamo noi, sempre, con un telefonino in mano, come possiamo impedire o limitarne l’uso da parte loro?
Insomma, mamme, per me è un continuo domandarmi quale sia la strada giusta, ma, di una cosa sono sicura: meglio concrentrarci sul nostro lavoro di mamme, piuttosto che su quello altrui.