Quando una donna rimane incinta è sicuramente un momento di grande gioia. La gestazione però può essere interessata da fenomeni, molto spesso naturali e di poca rilevanza, come lo “spotting”, che colpisce in media una donna su cinque.
Il termine deriva dall’inglese “spot”, ovvero macchia. Durante i 9 mesi di gravidanza la donna può essere soggetta a perdite di sangue. Possono variare da un colore rosa a un colore marrone e, secondo la causa che le provoca, possono durare da qualche ora fino a qualche giorno. In generale non devono preoccupare, tranne il caso in cui la perdita sia così abbondante da rendersi necessario l’uso di un assorbente e sia associata a crampi. Eccetto quest’ultima situazione, le perdite non influiscono in alcun modo sulla crescita del feto e porterete a termine la gravidanza senza alcun problema. Per maggior tranquillità è opportuno informare il proprio ginecologo di fiducia.
Vediamo assieme le cause di queste perdite.
La prima è data dall’insediamento dell’embrione nella parete uterina e si manifesta solitamente in corrispondenza della data delle mestruazioni. Il colore delle perdite va dal rosa chiaro al marrone chiaro e può durare da poche ore fino ad alcuni giorni.
La seconda causa si riconduce alla stimolazione della cervice. Questo succede se la donna ha rapporti sessuali oppure, ancora più banalmente, quando esegue un esame pelvico interno o un pap test. La cervice durante il periodo della gravidanza diventa una parte molto sensibile e l’afflusso sanguigno è maggiore, perciò può essere soggetta a qualche perdita lieve.
Se, durante la gravidanza, la cervice o la vagina si infetta, una delle conseguenze può essere la perdita di sangue. In questo caso basterà curarsi perché tutto scompaia.
Un’ultima causa si riconduce ad un accumulo di sangue sotto il corion (membrana fetale esterna) o tra utero e placenta. Le perdite subcorioniche sono quelle che passano più inosservate e spesso è l’ecografo che se ne accorge durante l’esame di controllo.