Non è facile parlare di soldi con i bambini perché, soprattutto quando ancora non vanno a scuola, il denaro per loro ha un significato univoco: serve per comprare giocattoli e dolci. Come fare, dunque, a spiegare ai nostri figli il valore dei soldi? La risposta arriva dall’illustre rivista finanziaria americana Forbes, che suggerisce alcuni trucchi pratici da applicare in base all’età del bimbo: funzioneranno?
Spiegare il valore dei soldi da 3 a 5 anni: un gioco facile facile
Per insegnare ai bambini molto piccoli come rapportarsi con il denaro, la migliore strategia è coinvolgerli in un’attività pratica in grado di stuzzicare la loro capacità di discernimento. Teoricamente il discorso non fa una piega e anche la pratica sembra interessante: basta procurarsi tre contenitori e tre etichette in cui si andrà a scrivere “compra” (oggettini o dolciumi), “risparmia” (giocattoli più costosi) e “condividi” (da regalare a un amico). Quando il bambino riceve dei soldi, dovrete insegnargli a dividerli in base alle diverse funzioni espresse dall’etichetta: in questo modo il bimbo inizierà ad assumersi delle responsabilità e a comprendere che il denaro può servire a tanti scopi.
Spiegare il valore dei soldi da 6 a 10 anni: cosa comprare?
In questa fase di crescita, è importante offrire ai bambini la possibilità di compiere delle scelte. Ad esempio, quando andate al supermercato, consegnate a vostro figlio 2 euro e affidategli il compito di acquistare qualcosa di veramente indispensabile. Il bimbo inizierà a rendersi conto che il denaro ha un valore limitato e che cose molto piccole possono avere un costo esagerato.
Spiegare il valore dei soldi da 11 a 13 anni: è l’ora di investire!
Ora il gioco si fa serio: a questa età i bambini sono in grado comprendere i meccanismi base dei soldi e potete metterli nelle condizioni di investire (del resto, a parlare sono gli specialisti di Forbes!), quindi iniziate a prospettargli cosa potrebbero riuscire ad acquistare da qui a 10 anni: mettendo da parte un euro al giorno, magari potrebbero comprarsi una macchina vera.
Non spiega però se è giusto o no “pagare” i bei voti…
Cara Manuela, semplicemente perché avere del denaro in cambio di un bel voto, non insegna il valore dello stesso ai figli. Secondo psicologi e pedagoghi, pagare i figli per i bei voti è sbagliato per le seguenti motivazioni:
1) Il voto non dipende solo dall’impegno del bambino. Può essere che, per qualche assurdo motivo, l’insegnante non valuti in maniera scevra da condizionamenti la preparazione dell’alunno in quel detereminato giorno.
2) In questo modo si insegna ai figli che possono comprare qualsiasi cosa, e non c’è nulla di più scorretto. L’ago della bilancia morale dei più piccoli potrebbe pendere pericolosamente, spostandosi dall’interesse, dalla passione, e dal piacere della scoperta (ingredienti fondamentali per riuscire bene a scuola) all’esclusivo fine di guadagnare qualcosa.
3) Spostando l’attenzione dall’impegno che ogni bambino e ogni ragazzo dovrebbero imparare a dosare autonomamente e senza “trucchi”, a quello del profitto, si nasconde un messaggio subliminale: se il genitore ha pagato per quel voto, è come se il voto fosse dovuto al genitore. In questo modo si comunica che il genitore si è appropriato di una cosa del bambino: ecco perché è molto pericoloso cedere a questo tipo di “ricompensa”.
Era il discorso di oggi tra me e le mie ragazze, con pareri diversi, grazie mille x la sua delucidazione.