La prima volta che sono rimasta incinta scavavo il salotto, avanti e indietro, dalla paura. Mio marito e io: lo sapevamo solo noi. Poi viene la domenica, c’è mia nonna dai miei, dobbiamo andarci, ci andiamo.
Lo diciamo? Sì, no. Sono io che decido. Siamo sempre noi: le madri. Nel mio caso ha deciso un uovo bastardo: c’era il tiramisù, non ebbi la prontezza di una scusa per declinare l’invito, il tuorlo crudo era una delle poche nozioni che avessi sulla gestazione. Cosa sapevo, d’altro, di cosa sa una madre?
La notizia fu un capitombolo muto. Nessuno si scompose. A volte ci ripenso e mi dico che forse non avevano capito. Forse ero troppo agli inizi, non volevano sbilanciarsi. Non ricordo nemmeno un debole “congratulazioni.”
Però ricordo quel piazzale al sole, il parcheggio semivuoto di un supermercato il lunedì mattina: siamo appena stati dalla dottoressa, chiamo mia madre, la informo, forse le sembra questa, la vera notizia, adesso è pronta, si slaccia dai suoi timori, dalle riserve che sembravano freddezza. Mi ascolta e poi dice una parola semplice, che le sta così bene, che mi fa così bene: “Sogna.”
Sognate, madri.
Sognate quando ancora non sapete. Quando un amico vi invita alle nozze e voi, segretamente, pensate: “Vorrei andarci con il pancione.”
Sognate quando sperate, quando si avvicina il ritardo e incominciate a credere.
Sognate quando s’illumina come un Natale quella striscia, o quando tace. Perché si accenderà.
Sognate i suoi primi giri acquatici nel vostro mondo interno, e i vostri primi, eterni sussulti nel mondo interiore.
Sognate l’estate prossima, essere in tre su quel lungomare. La passeggiata coi lampioni. La casa che sa di chiuso. Aprirla e montare il lettino da campeggio.
Sognate il bosco ai piedi del colle, il legno della baita coi suoi nodi: sognate una coperta nell’erba, il piccolo al seno.
Sognate la vostra pancia: come diverrà grande, rotonda come la terra, terra e cielo di tutto.
Sognate quando nascerà, la prima volta che apre gli occhi. L’odore della sua pelle, il pigiamino che avrete comprato da mesi.
Sognate il suo viso, cercate nel vostro. Sognate che vi somigli, anche se forse prenderà tutto da suo padre.
Sognate che tutto sarà identico a come sognate e siate pronte a dimenticare e stupirvi.
Sognate notti tenere e di tenervi le notti, sognate un bagno col piccolo, tutti quei petali che avete visto alla tv anche se probabilmente non li metterete mai.
Sognate il primo sillabare, il riso che gocciola, il barcollare di un passo.
Sognate anche quando ci vuole tempo. Quando vi sembra difficile.
Sognate ciò che non sapete, e sappiate sognare.
Se una madre ha posto per un figlio, di certo ne ha per un sogno.