Dopo aver affrontato il tema del soffio innocente passiamo ora a parlare di quello patologico. Anch’esso è il rumore generato dallo scorrere del sangue, che se diventa più turbolento forma dei vortici. Abbiamo trattato i soffi innocenti, che sono quelli che non indicano una malattia ma sono dovuti semplicemente al fatto che magari il bambino è ancora piccolo, il torace è sottile e i rumori si sentono in maniera più accentuata oppure che si trova in una condizione particolare, tipo con la febbre.
A volte però può accadere che il rumore identificato dal pediatra sia il segno della presenza di un soffio patologico, che indica un vero e proprio problema cardiaco, anche se l’entità può essere delle più diverse. Innanzitutto c’è da fare un distinguo, perché il soffio patologico si presenta come un suono più forte che si può percepire da alcune angolazioni e da altre no, o magari solo durante la fase diastolica. Il soffio può non essere subito evidente alla nascita, ma se c’è si manifesta in genere in maniera evidente durante i primi 7 giorni di vita del neonato.
Campanelli d’allarme
Ma quali sono i campanelli d’allarme che dovrebbero mettere sul chi va là i genitori? Senza dubbio l’inappetenza, una sudorazione eccessiva, un respiro accelerato, il colore bluastro di labbra e unghie e un ritardo nella crescita sono tutti i segnali che vanno portati all’attenzione immediata del pediatra.
Gli esami da fare
Una volta che è stato diagnosticato il soffio come patologico, è importante fare una serie di esami per capirne subito le cause. I più importanti sono elettrocardiogramma ed ecocardiogramma.
I bambini a cui è stato diagnosticato un soffio patologico devono ovviamente essere tenuti più sotto controllo nella vita quotidiana: se però non si tratta di una patologia particolarmente grave che richiede ad esempio un intervento chirurgico, allora è possibile che se passano i primi sei mesi senza particolari problemi, non ci saranno ulteriori peggioramenti con la crescita.