La sindrome di Sandifer è una patologia piuttosto seria che colpisce i neonati e che spesso mette in allarme i genitori a causa della somiglianza dei sintomi con una crisi epilettica. Tuttavia, pur avendo una sintomatologia simile per certi versi, questa malattia interessa il sistema gastrico, coinvolgendo anche quello neurologico. Dunque, cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta e come trattarla nel neonato.
Sindrome di Sandifer nel neonato: che cos’è?
Si tratta di una patologia collegata al reflusso gastro-esofageo e accompagnata da una sintomatologia comportamentale e neurologica. In genere, infatti, durante un attacco il neonato viene scosso da una serie di oscillazioni e contrazioni, sia a livello di capo che di tronco, e dalla ruminazione. Questi sintomi possono durare pochi secondi, così come dei minuti, facendo allarmare moltissimo i genitori che spesso scambiano i sintomi per epilessia.
Proprio per questo, si sottopone il neonato a un elettroencefalogramma per verificare la diagnosi. Nel caso in cui l’esame neurologico escluda la patologia epilettica, si procede con un’ecografia all’esofago e all’analisi gastrica per 24 ore consecutive del PH gastrico e, in casi limite, alla gastroscopia.
La sindrome di Sandifer nel neonato: come curarla
In genere occorre una terapia multifunzionale che combini un trattamento posturale con quello alimentare e farmacologico. Soltanto nel caso in cui la patologia sia molto resistente si procede per via chirurgica.
Quando il piccolo viene attraversato da una crisi bisognerà posizionarlo a pancia in giù con la testa rialzata almeno di trenta gradi. Si tratta di un trattamento raccomandato dai medici, ma spesso spiacevole per il neonato. A questo si aggiunge una terapia dietetica e alimentare, arricchendo il latte con alcuni cereali e cercando di ridurre la quantità per pasto e aumentare la quantità durante la giornata.
Esistono ovviamente anche dei farmaci per curare la sindrome di Sandifer, che agiscono sul tratto gastrico e sull’acidità. Nel caso in cui il piccolo soffra di reflusso si potrà utilizzare una terapia farmacologica anti-acidità, nel caso, invece, soffra anche di esofagite conclamata bisognerà optare per un trattamento che vada a bloccare o inibire del tutto la produzione di acidità da parte dal tratto gastrico. Qualora questa terapia non vada a buon fine, purtroppo, è necessario intervenire chirurgicamente, soprattutto se la sindrome è accompagnata da attacchi gravi di spasmi a livello di laringe o bronchi o se ci siano anche delle serie complicazioni neurologiche.
Tuttavia, c’è sempre da considerare che il reflusso gastro-esofageo è una condizione molto comune nei neonati, almeno fino agli 8 mesi di età. Col tempo la situazione migliora in modo fisiologico e naturale e questo discorso vale, naturalmente, anche per la sindrome di Sandifer, a patto che la si accompagni con la terapia descritta e non si tratti di un caso particolarmente grave e resistente.