Chi è solito utilizzare i social, sa bene cosa siano i contest e per quale motivo vengano creati. Allo stesso modo sa anche che esistono dei giochi condivisibili o meno, che emulano le famigerate catene di Sant’Antonio. Tra i più comuni quello del colore del reggiseno da non far indovinare ai maschi, oppure quello che chiede agli amici di commentare il post facendo sapere cosa si pensa di noi, e così via. Negli ultimi giorni però gira un giochino che ha già suscitato una miriade di polemiche e che, effettivamente, viene bandito anche dagli esperti del settore come blogger, consulenti di web marketing e social media manager.
Ma in cosa consiste il gioco? Testualmente il post recita così: “Sono stata nominata da XX (il nome dell’amica che ha taggato) per postare 3 foto che mi rendano felice di essere mamma. Scelgo alcune donne che ritengo siano grandi madri. Se sei una madre che ho scelto copia questo testo inserisci le tue foto e scegli le grandi madri.” E così la catena è servita. Da qui si iniziano a taggare altre amiche, che a loro volta ne taggano delle altre, e addio i criteri della privacy che consentono di mantenere determinate foto nascoste al pubblico.
Che le fotografie dei bambini non debbano essere pubblicate su internet è una solfa che si sente da parecchio, ma ciò nonostante sono tantissimi i genitori che comunque decidono di postare foto dei propri bambini, anche di soli pochi giorni (ma perfino le ecografie!), magari tenendole blindatissime e lasciandole vedere solo a un pubblico ristretto selezionato dai genitori. Altri scelgono invece di sfocare il volto dei figli ma non rinunciano a pubblicarle.
Con questo gioco però si corrono maggiori rischi rispetto alla semplice pubblicazione di una foto. Il perché lo si può spiegare con i numeri. Se una foto con il proprio figlio viene postata sulla propria bacheca, ma vi si taggano delle amiche, la stessa sarà visibile a tutti i loro contatti abilitati a leggere quanto loro pubblicano sulla propria bacheca. Quali sono i rischi concreti? Purtroppo il rischio maggiore è che finiscano nelle mani di malintenzionati, pedofili o comunque persone disturbate che potrebbero “rubarle” e postarle in siti ambigui anche modificandole con programmi di fotoritocco.