Qualche giorno fa, in un momento di profonda stanchezza, dopo che le mie figlie giocavano da ore piuttosto rumorosamente, mentre io cercavo di riprendermi dall’influenza, sono sbottata.
Sono andata, con il sangue agli occhi, nella stanza dove stavano le bimbe, con il papà che cercava di tenerle a bada con scarsissimi risultati, e mi sono messa ad urlare. Ho urlato a mia figlia che, se avesse continuato così, alla festa della sua amica non sarebbe mai andata. La minaccia, gridata, ha funzionato.
Nei suoi occhi ho visto timore e non ne sono stata affatto felice. Lei, da quel momento, ha fatto silenzio e io, dopo poco, sono crollata. Erano giorni e notti che, a causa della febbre e del forte raffreddore, non riuscivo a chiudere occhio.
La sera, dopo essere tornata dalla festa, le ho chiesto di mettere le sue cose – quelle che riusciva per la sua età –a posto. E lei, come spesso fa in questo periodo, ha disobbedito. Sono dovuta intervenire molte volte.
Ad un certo punto, mia figlia mi ha detto, piangendo : “Sei una mamma cattiva, mi fai paura. Papà non è come te”.
Mamme cattive.
Lo siamo davvero? Quante volte ci capita di sentircelo dire? Certo, non in modo esclusivo, perché, più spesso, le parole sono di affetto.
Io, quando l’ho sentito, ho capito perfettamente mia figlia. Se, in casa, ci sono solo due ruoli da interpretare, ed in modo tutt’altro che fluido, il poliziotto cattivo sono io.
Ci sono tante mamme che fanno le poliziotte cattive. Quelle che metti in ordine, sistema i vestiti nell’armadio, prima finisci di mangiare e poi ti alzi, non guardare troppa tv. Fino a quando si sbotta, come non si vorrebbe: ma la pazienza ha un limite, anche per quelle che ne hanno più delle altre.
La mamma è cattiva, se il padre non c’è.
I papà, anche quelli più presenti, attivi nell’educazione dei figli (e non solo nel puro intrattenimento) spesso sono assenti nella vera gestione delle liti, delle crisi fra fratelli o con quelle con la mamma, nella normale vita di tutti i giorni. Spesso, si limitano a piccole parole, frasi poco incisive per bimbi che, per loro stessa indole, non afferrano tutto, e perdono la concertazione anche senza farlo appositamente.
Quando i papà decidono di lasciare le redini, non hanno più pazienza di noi. Semplicemente, non ci sono.
Quando la mamma è cattiva, si fallisce in due.
Quando ascoltiamo certe frasi, quando uno dei due genitori viene additato come troppo severo, o esigente, o cattivo, vuol dire che non c’è una squadra che lavora bene ed insieme.
I figli hanno bisogno di una guida unica, non di buoni o di cattivi. Di una sola voce che, in base al momento, sarà capace di intervenire come meglio può. In modo fluido, la dolcezza, la tenerezza, la severità prenderà la voce di uno o dell’altro.
Essere più buono non è un merito, semplicemente, vuol dire mollare, sapendo che, dall’altra parte, c’è chi lavora per entrambi.