L’endometriosi è una problematica che colpisce milioni di donne in tutto il mondo.
Si tratta di una condizione patologica in cui il tessuto, chiamato appunto endometrio, che normalmente si sviluppa all’interno dell’utero, cresce al di fuori di esso, provocando dolore, infiammazione e altri sintomi debilitanti.
Uno dei problemi principali, quando si parla di endometriosi, è che spesso viene scambiata per semplice dolore mestruale, ritardando così la diagnosi e il trattamento.
Invece, riconoscere i sintomi di questa patologia tempestivamente è fondamentale per poterla affrontare in modo adeguato, riducendone i disagi.
Scopriamo insieme le caratteristiche dell’endometriosi, i fattori di rischio e le opzioni di trattamento disponibili.
Cos’è l’endometriosi: sintomi e cause
L’endometriosi è una patologia infiammatoria cronica che colpisce gli organi genitali femminili e il peritoneo pelvico.
La malattia, infatti, è caratterizzata dalla presenza di cellule endometriali in sedi diverse dall’utero, come le ovaie, la vescica o la parete intestinale.
Si tratta di una condizione molto diffusa, che colpisce il 10-20% delle donne in età fertile. Tuttavia, spesso la diagnosi è accidentale e avviene durante controlli ginecologici di routine.
I segnali dell’endometriosi possono variare da donna a donna, anche se il dolore pelvico è il sintomo più comune e si manifesta prevalentemente durante il ciclo mestruale o i rapporti sessuali. Altre manifestazioni tipiche possono includere perdite di sangue tra un flusso e l’altro, costipazione, diarrea e difficoltà riproduttive.
Le cause precise dell’endometriosi sono ancora poco chiare, ma la teoria più accreditata è quella della mestruazione retrograda, che consiste nel reflusso di sangue mestruale verso la pelvi e gli organi addominali.
Tuttavia, poiché questo fenomeno si verifica in quasi tutte le donne e solo una minoranza sviluppa l’endometriosi, gli studiosi sono concordi nel ritenere plausibile l’esistenza di altri fattori che contribuiscono alla sua insorgenza.
Recenti studi hanno indicato che l’endometriosi potrebbe essere correlata a fattori immunitari, a una predisposizione genetica o a problematiche del microbiota intestinale, costituito dai batteri che popolano l’intestino.
Tuttavia, queste teorie sono tutt’ora oggetto di studio e richiederanno ulteriori approfondimenti per essere confermate.
Come viene diagnosticata l’endometriosi?
Solitamente, la diagnosi avviene per step.
In primis, di fronte al sospetto, viene effettuata una visita ginecologica, durante la quale il medico raccoglie l’anamnesi della paziente, verifica la presenza dei sintomi caratteristici della patologia ed esegue un esame ecografico per individuare eventuali formazioni cistiche endometriosiche.
Nei casi in cui l’endometriosi non coinvolga organi ginecologici bensì l’intestino, per esempio, può essere prescritta una risonanza magnetica della pelvi.
Quando il sospetto di endometriosi è lampante, ma visite ed esami non rilevano segnali, il medico può prescrivere la laparoscopia, che rappresenta il metodo migliore per individuare le cisti di piccole dimensioni.
Endometriosi: classificazione degli stadi della patologia
Per classificare la gravità della patologia durante la diagnosi, l’American Society for Reproductive Medicine (ASRM) ha definito quattro fasi dell’endometriosi, basandosi sull’estensione e sulla gravità dei danni riportati dalla paziente, unitamente alla possibilità di trattamento.
- Nel primo stadio, l’endometriosi si presenta con estensione minima, il tessuto endometriale, cioè, è fuori sede di pochi millimetri, localizzati in posizione superficiale rispetto ai tessuti.
- Nel secondo stadio vengono riscontrate lesioni maggiori sia per estensione che per profondità. Tuttavia, si parla ancora di “endometriosi lieve”.
- Il terzo stadio fa riferimento a una condizione moderata, in cui i tessuti sono più diffusi e sono presenti cisti ovariche mono o bilaterali con tessuto tra gli organi pelvici.
- L’ultimo stadio è il più grave e denota tessuti endometriosici in profondità, con grandi cisti e aderenze evidenti. In base alla classificazione effettuata durante la diagnosi, solitamente viene indicato un percorso di cura.
Come affrontare l’endometriosi: cure e rimedi
La cura dell’endometriosi si basa su differenti trattamenti che vengono scelti in virtù della gravità della patologia e della sintomatologia dichiarata dalla paziente.
Se l’infiammazione è blanda e agli esordi, la condotta privilegiata è solitamente quella dell’attesa con controlli periodici.
In situazioni più importanti e definite, la cura può invece basarsi sulla somministrazione di farmaci o arrivare, nei casi più gravi, a prevedere un intervento chirurgico.
Nella cura del disturbo, è possibile sottoporsi a tre tipi diversi d’intervento:
- la laparoscopia (il metodo più diffuso e meno invasivo degli altri);
- la laparotomia (indicata solo quando l’endometriosi è molto estesa o colpsce regioni non altrimenti raggiungibili con la laparoscopia);
- e, più raramente, la robotica (più precisa della prima ma meno frequente in quanto prevede l’impiego di macchinari non sempre disponibili ngli ospedali italiani).
In caso di terapia farmacologica, vengono solitamente prescritti medicinali a base di progesterone o pillole anticoncezionali: queste soluzioni possono essere assunte per tempi lunghi, agendo in modo benefico sulla riduzione del dolore.
Quando i sintomi sono importanti e la diagnosi conferma la presenza di endometriosi estesa e profonda, si ricorre solitamente all’intervento chirurgico, tramite laparoscopia, per rimuovere il tessuto in eccedenza.
Al giorno d’oggi questo tipo di soluzione viene ponderata attentamente, in quanto porta con sé effetti collaterali incisivi, come una diminuzione del potenziale riproduttivo della paziente.
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Come alleviare i sintomi dell’endometriosi attraverso l’alimentazione
Seguire una dieta ricca di cibi antinfiammatori e disintossicanti può contribuire ad alleviare il dolore e l’infiammazione tipici della patologia.
Secondo le linee guida della Fondazione Italiana Endometriosi, infatti, è consigliabile aumentare l’apporto di fibre ricorrendo all’assunzione di cereali integrali, legumi, verdure e frutta fresca. In particolare, le fibre aiutano a mantenere a riposo gli organi e i tessuti estrogeno-dipendenti, tra cui l’endometrio.
È inoltre importante includere nella dieta alimenti ricchi di acidi grassi Omega 3, come il pesce azzurro, il salmone, il tonno fresco, l’olio d’oliva, la frutta secca e i semi. Gli Omega 3 possono contribuire ad aumentare la produzione di molecole antinfiammatorie come la prostaglandina PGE1.
In alcuni casi, il medico può consigliare l’assunzione di integratori specifici, per garantire all’organismo un adeguato apporto di importanti componenti come vitamina D e Omega 6.
Sostegno per le donne affette da endometriosi
Negli ultimi anni, sono state promosse numerose iniziative di sensibilizzazione sull’endometriosi, con lo scopo di far conoscere la patologia, ridurre il ritardo diagnostico e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla sua gravità.
In particolare, sono state organizzate campagne di informazione, incontri pubblici e attività sul territorio, in cui medici, pazienti e associazioni si sono confrontati sui sintomi e sulle terapie disponibili.
Inoltre, sono state istituite linee di supporto telefonico e servizi di consulenza psicologica per le donne che hanno ricevuto la diagnosi, al fine di fornire loro sostegno emotivo e tutte le informazioni utili per gestire la malattia e migliorare la qualità della propria vita.
Per quanto diffusa, dunque, l’endometriosi è una patologia infiammatoria che spesso risulta ancora difficile da diagnosticare, nonostante i sintomi possano essere molto debilitanti.
Per questo, è importante sottoporsi a controlli ginecologici regolari per una diagnosi precoce. Anche se non esiste una cura definitiva per l’endometriosi, ci sono molte opzioni di trattamento disponibili, per migliorare la qualità della vita delle donne colpite.
Se stai lottando con sintomi che potrebbero essere legati a questa problematica, sappi che non sei sola e che puoi trovare supporto e aiuto.