Mia madre, da quando me la ricordo, mi dice “Un giorno capirai e mi darai ragione”. Alle volte me lo dice arrabbiata, altre ridendo, altre in modo sarcastico.
Mia madre, come tutte le mamme del mondo, non si sarà sentita capita, quando è diventata mamma e non sempre si sente capita oggi, quarant’anni dopo.
Si sarà sentita scombussolata all’inizio, disorientata e stanca. Si sarà sentita sola, incompresa.
Sarà stata divorata dai dubbi, dai sensi di colpa, dal senso di impotenza e da quello di inadeguatezza. Si sarà domandata se aveva fatto bene, se stava facendo bene, come sarebbero diventate le sue figlie con una madre come lei, se la sua vita sarebbe stata schiacciata da pannolini da cambiare, pappe da preparare.
Mia madre, come tutte le mamme del mondo, nonostante l’amore delle figlie, sarà vissuta in solitudine, all’inizio. E, di fronte a cose che, da madre, le sembravano ovvie mentre alle figlie no, ha pronunciato quella frase: “Un giorno capirai e mi darai ragione”.
Da quando sono mamma, onestamente, non ho molto tempo per pensare.
Non che non esistano tempi morti, eh, ma quando arrivano, la stanchezza è tale che credo di svenire. Se non letteralmente, metaforicamente. Credo che la testa mi vada in stand-by e amen.
Da quando sono mamma, però, mi capita di pensare a mia madre da giovane che, a differenza mia, che ho avuto e voluto i figli tardi, è diventata mamma a meno di trent’anni, come la maggior parte delle sue coetanee ai tempi. Penso a lei e penso a me. Penso a come siamo diverse o almeno così mi pare.
Penso che anche io, con molta probabilità, dirò alle mie figlie “Un giorno capirete e mi darete ragione” e lì, in quel frangente, parlerò come fossi mia madre.
Perché non è tanto cosa davvero i figli non capiscano, in quanto giovani, inesperti, ingenui, quanto il fatto che, noi madri, ci sentiamo incomprese a prescindere.
È nel dna della storia.
Diamo baci ed abbracci che vorremmo ricevere a chilate, quando ne abbiamo più bisogno, mentre i figli non lo sanno.
Sforniamo biscotti caldi e facciamo chiacchere notturne, per far sentir loro che ci siamo, ma alle volte non è sufficiente perché siamo date per scontate.
Facciamo sacrifici che nessuno ci chiede ma che noi riteniamo indispensabili, mentre per i figli risulteranno rinunce inutili che non hanno mai preteso.
È il destino delle mamme (ed anche di molti papà), da sempre, quello di pensare che solo molti anni dopo, i figli potranno capire.