Una volta il pigiama party era una festa per adulti, o al limite adolescenti che combattevano tra la voglia di fare e il sonno, tra il volersi sentire grandi e la voglia di ribellione. Oggi però il pigiama party supera le frontiere dell’età e diventa un momento ludico che aiuta l’apprendimento e favorisce la socializzazione dei bambini. Alt! Qui ci dobbiamo fermare per fare una doverosa precisazione, perché non si parla di adolescenti, si parla di bambini, in alcuni casi anche neonati, sebbene in questi casi per loro il pigiama party si concluda di consueto alle 23. Ma la vera novità sta nel fatto che da qualche anno a questa parte pare si stia facendo strada l’idea del pigiama party al nido.
Un conto è il discorso delle mamme che hanno necessità per motivi di lavoro di mettere il bambino al nido, e fin qui niente da aggiungere; il problema è che il pigiama party sta diventando una moda. Sempre per il famoso discorso che il bambino debba diventare indipendente a 6 mesi. Il cucciolo d’uomo non è fatto per diventare indipendente a quell’età, diversamente sarebbe stato come il pony o i vitellini, che appena nati si mettono sulle proprie zampe e corrono. Il bambino no, il bambino è strettamente dipendente dalla mamma soprattutto nei primi mesi di vita.
Molti asili nido o scuole materne organizzano pigiama party dai 2 ai 6 anni, ma anche qui c’è da dire. Intanto per cominciare qual è il motivo per cui una famiglia dovrebbe far dormire il bambino così piccolo fuori casa? Per indipendenza? Per relazionarsi? Per regalare una notte di passione a mamma e papà? Come se volendo l’intimità della coppia non si potesse comunque trovare anche con la presenza del bambino. Spieghiamo solo una cosa che non vuole essere una sentenza, ma un semplice spunto di riflessione. Il bambino fino ai 6 anni vive una delicatissima fase del sonno. In molti sono contrari anche all’allontanamento dalla stanza dei genitori, ma addirittura portarlo fuori casa rasenta l’eccesso, a meno che non vi sia una concreta e impellente necessità.
Il bambino ha come figure di riferimento i genitori, oppure i nonni. Portarlo a dormire da solo fuori casa significa destabilizzare il suo equilibrio in un momento in cui questo è particolarmente labile. Attorno ai due anni possono manifestarsi episodi di pavor, ma inizia anche la delicata fase dell’abbandono del pannolino. Il bambino di notte ha bisogno di elaborare nel sonno quanto appreso durante la giornata e di avere la certezza di non essere solo. Meditiamo su questo: come si sente un bambino che viene portato a un pigiama party al nido? Potrebbe pensare di essere stato scaricato da mamma e papà? Prima di sposare questa nuova tendenza, prendiamoci una pausa, riflettiamo, e ricordiamoci che noi siamo i genitori, e che a noi spetta i compito di curare i nostri figli, non delegando sempre altre figure anche laddove non ve ne sia bisogno.
Meglio insegnare ad amare la luce del sole e tutte quelle belle cose che possono essere fatte …per la notte c’è tempo…