Le recenti cronache ci restituiscono gravi fatti di bambini abbandonati per strada perché non voluti o nei casi estremi addirittura uccisi. Non ultimo il caso del bimbo abbandonato nell’androne di un palazzo, o del caso della bambina abbandonata a Trieste e salvata da una signora che era a passeggio con i suoi cani: purtroppo la bambina è morta in ospedale dopo poche ore.
Eppure in Italia il parto anonimo è possibile. La madre che non desidera il bambino, per diversi motivi, può partorire e far sì che il nuovo arrivato possa essere dato in adozione.
Come funziona il parto anonimo
Rinunciare a crescere il figlio portato nel grembo per nove mesi non è certo una scelta superficiale e qualsiasi siano le motivazioni che spingono a optare per questa via, sia la donna che il bambino hanno il diritto di ricevere la necessaria assistenza che consente di tutelare la salute di entrambi.
La legge risale al 1939 (poi successivamente modificata) e prevede che la donna possa recarsi in ospedale e partorire in completo anonimato. In nessuna certificazione comparirà il nome della madre e questa riceverà le cure necessarie per sé e per il bambino. Anche l’atto di nascita del bambino non indicherà il nome della madre.
Il caso è poi segnalato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori che, vista la situazione di abbandono, aprirà immediatamente l’iter procedurale per la dichiarazione di adottabilità. Il neonato riceverà, dai genitori che lo adotteranno, lo status di figlio legittimo.
Se invece è il padre a volerlo riconoscere, quest’ultimo gli darà il cognome e a lui sarà affidato salvo diversamente disposto dal Tribunale dei minori.
La madre potrà sempre cambiare idea, ma prima della denuncia di nascita effettuata dall’ospedale altrimenti si incaricherà il Tribunale dei Minori di aprire la procedura per effettuare il riconoscimento.
In Italia, in diverse città sono anche state installate le Culle per la vita: culle termiche dove le madri in difficoltà possono depositare i neonati in tutta sicurezza e anche nel pieno rispetto della loro privacy.
Il parto anonimo: il caso dell’Australia
Come dicevamo, in Italia è data per assodata la possibilità di partorire in ospedale rimanendo anonime e di non riconoscere il figlio nato. Non in tutte le nazioni del mondo però questo diritto viene riconosciuto e purtroppo, quando alle mamme viene negata questa possibilità, si innalza il rischio di abbandono di neonati.
È il caso dell’Australia: proprio in questa nazione da tempo si sta discutendo sulla possibilità di installare in punti strategici dei ‘baby safe havens’, dei box o delle culle salvavita dove i neonati non riconosciuti possono ricevere le giuste cure per la loro sopravvivenza. Nel 2014, in Australia, due neonati morirono dopo l’abbandono e un altro fu salvato nonostante la mamma avesse tentato di occultare il suo corpo in un canale di irrigazione.
Dopo il verificarsi di questi casi a dir poco drammatici, ha avuto inizio una campagna contro l’abbandono dei neonati: perché in Australia i genitori possono rinunciare alle cure dei neonati tramite i servizi sociali, ma non è prevista alcuna tutela dell’anonimato come il parto anonimo. Questo strumento sarebbe di grande aiuto proprio per quelle donne che versano in gravi difficoltà o in situazione di fragilità.
In questi ultimi anni un’iniziativa lodevole è portata avanti dalla nonna e ostetrica in pensione Catherine Lucre, con la sua associazione, e una campagna promossa dalla senatrice della Tasmania Helen Polley che si sta battendo per il diritto delle donne di partorire in ospedale rimanendo anonime.
Fino al 2020 Catherine Lucre, tutte le sere sistemava davanti casa sua una culla per dare alle mamme che non vogliono riconoscere i figli una buona alternativa al loro abbandono in strada o chissà dove. Molte altre persone hanno seguito l’esempio di Catherine con lo scopo di fornire alle madri un valido supporto e di poter lasciare i loro bambini in mani sicure.
Perché ancora troppi bambini abbandonati?
La possibilità di scelta per la donna in Italia c’è dunque, e anche il minore è tutelato nei suoi diritti.
Purtroppo però ancora troppi bambini sono rifiutati e abbandonati come pesanti fardelli. Dietro l’abbandono ci sono situazioni di disagio, di paura, di violenza ed è difficile immaginare in che stato possa trovarsi una donna costretta al gesto estremo di abbandonare suo figlio.
Forse occorre maggiore sensibilizzazione e divulgazione, far conoscere nelle scuole, nei luoghi di aggregazione, nei consultori e nelle parrocchie l’esistenza del parto anonimo.
In ospedale ho visto questo tipo di pubblicità.
Fanno sempre tante pubblicità inutili e non ne ho mai vista una che tratti questo argomento sconosciuto a molti… Chissà quanti bimbi innocenti si sarebbero salvati