A noi, di apprezzare una in forma a poche settimane dal parto, proprio non ci viene l’istinto.
L’altro giorno quella che ha partorito da poco e che regolarmente vedo fuori da scuola aveva i capelli come il Mocio Vileda. E meno male. Ché le gambe non sono proprio affusolate ma alla fine (anzi all’inizio) erano un po’ ipertoniche anche prima di quest’ultima pargola che ora ninna con grazia di rosa vestita. Gli occhi sono blu come il cielo in montagna, il viso è una sorta di ritratto angelico della maternità, lo guardi e pensi a Maria.
E poi c’ha sempre quel vapore di gioia intorno, che la incontri e dici: “C’ha la tata a tempo pieno, il maggiordomo, la domestica, la seconda casa dove va a dormire la notte (da sola), l’estetista privata e poi un confessore di fiducia dove sgranchirsi l’animo e ripulirlo dai sensi di colpa.”
Tre figli, un cane. Mai una grinza.
Però, che cavolo: fortuna c’ha i capelli a cazzo.
Perché a noi, di apprezzare una in forma a poche settimane dal parto, proprio non ci viene l’istinto.
E allora mi è venuto in mente quando ho dato i natali ai miei figli. Sono alta 1.70, peso sui 54 chili, gambe lunghe. E una volta ero pure carina.
Quei giorni in ospedale, appena dopo il parto, guardavo le altre nella nursery mentre pucciavamo palline neonate nei loro primi bagnetti: sembravano ancora tutte incinte, gonfiavano camicie da notte e vestaglie e capivi che erano puerpere e non in dolce attesa solo grazie alla localizzazione (la nursery, appunto). Qualcuna sicuramente avrà anche tenuto in ricordo una buona raggera di smagliature, e le caviglie erano ancora larghe quanto un tronco di quercia. E invece io ero la stronza che la pancia già non ce l’aveva più. La linea non l’aveva persa, mangiavo e non ingrassavo.
Su questo stelo di donna dalle tette piccine, poi, ti arriva la montata lattea: non sono mai stata più bella (in verità sì, da incinte secondo me sono tutte il massimo, ma purtroppo dura poco).
Io, magra e con le tette, sono stata solo tre volte in vita mia: per dieci giorni dopo il parto, che comunque in tutto fanno la bellezza di un mese. Su quaranta e rotti anni non c’è male.
Poi arrivava il gonfiore latteo, la fase di cinque, sei mesi (sono di più ad ogni nuovo allattamento), in cui l’edema s’impossessa di quelli che furono ricordi di gambe. Ma tolta questa parentesi, io torno magra. In forma. Senza alcun sacrificio. Senza occhi celesti, ma pure senza il mocio in testa. Senza quell’aura di beatitudine, ma comunque agghindata di prole ridente.
Odiatemi.
Ma consolatevi anche: magra non vuol dire bella, ogni maternità mi ha scavato rughe come aratri sulle zolle, le mie tette ormai hanno il nomignolo di post-it, e per non far sfigurare le altre (ma a chi vuoi raccontarla??) non mi trucco se non nelle grandi occasioni, metto le lenti a contatto solo se ho voglia e tempo, tengo una molletta sui capelli se no sono scomoda, non metto tacchi da sempre, tanto sono già alta. Esco in jeans o leggings, se va male perfino in tuta. Tanto alle magre – si dice – sta bene tutto.
Ma anche no.
Ma x favore….viso angelico!!!basta con questa ipocrisia