Guardo il viso di mio padre e lo vedo diverso dal solito. È più sereno, ha una nuova luce.
È la luce della vita, che ha ricevuto con la nascita di Francesco.
Quando ho partorito, della mia famiglia sarda, oltre mia madre, non c’era nessuno. Mio padre ha perso l’emozione di quei primi giorni e anche se io avevo il cuore pieno di gioia per il parto, non posso dimenticare che in quegli attimi pensavo molto a lui. A quanto sarebbe stato importante e bello averlo vicino.
Averli vicini e vederli insieme.
Dopo tre mesi e mezzo mio padre ha conosciuto per la prima volta il nipote e la sua emozione è stata mascherata da una finta metodicità che anche in quella situazione non ha voluto abbandonare. Tutte le volte che siamo stati con loro la sua felicità si percepiva sulla pelle. Se ci penso però, dopo che sono appena tornata da questa vacanza, nessuna situazione è paragonabile al suo sguardo della settimana scorsa, mentre abbracciava Francesco a 11 mesi.
Una volta l’ho scoperto baciargli il viso e la testa, un altro respirare il profumo dei suoi capelli. Ho distolto lo sguardo per non rovinare quel momento ma sono contenta di avergli rubato quell’attimo tra nonno e nipote. Ne sono felice perché in quel momento volevo piangere dalla commozione. Perché anche se la lontananza non può danneggiare il rapporto tra nonno e nipote, la distanza è comunque un macigno che entrambi devono portare sulle spalle.
In ogni momento.
Quando vorrebbero abbracciarsi e condividere le giornate insieme o raccontarsi episodi spiritosi per prendere in giro la nonna ma quando un banale sorriso può cambiare le sorti di una giornata. Perché la gioia che può portare in casa un bambino è magia pura e concentrare tutte le attenzioni in pochi giorni, sapendo che poi passeranno mesi senza vedersi, è una corsa contro il tempo.
Vederli insieme vicini e belli è stato il più bel regalo di questo 2016. Così uniti e fragili, al momento di partire ho gridato in silenzio all’ingiustizia di separarli. Frammenti di quegli attimi mi scorrono uno dietro l’altro quando Francesco gli correva incontro per acchiapparlo e appena lo vedeva sulla porta di casa sorrideva del suo più bel sorriso a cinque denti.
È una diapositiva dietro l’altra.
Mio padre che gli faceva le boccacce mentre eravamo a tavola.
Francesco che piangeva e dopo che lo vedeva si calmava all’improvviso.
Mio padre che si addormentava tardi pur di godersi più momenti insieme.
Francesco che con le manine in avanti chiedeva un abbraccio.
I nonni che hanno mentito e me l’hanno sequestrato per portarlo in giro con loro.
È una proiezione scolpita nel cuore che non può abbandonarmi. Per ora la custodisco dentro di me in attesa che Francesco possa capire un po’ di più per donargliela e raccontargli di quando suo nonno per dieci giorni interi si è trasformato in un altro e ha perso completamente la testa in abbracci, coccole, baci e amore.
Perché anche se partire è un po’ come morire nessuna distanza potrà mai scalfire l’amore che lega nonno e nipote.
Sono Una Mamma
In questo articolo si coglie infinita tenerezza e verità incontrovertibile. Vedere i propri genitori ,specie il papà, che si impegnano donando mille attenzioni e condividendo momenti di magica intimità, fa tornare le mamme un po’ bambine.
Le tue parole spiegano perfettamente quanto grande sia il potere dei bambini, sei riuscita a riportarmi al giorno del tuo compleanno e rivedo gli occhi di gioia di tuo padre, credo che solo Francesco riesca a non fargli trattenere le emozioni❤️
Ho nuovamente vissuto i ricordi di quando mio padre, dopo un paio di mesi, vide sua nipote… una bellissima immagine, il suo sorriso, che non dimenticherò mai.