Alzi la mano la donna che non abbia mai detto, aprendo l’armadio, non ho nulla da mettere!
E se l’unica donna che avrebbe avuto davvero il diritto di urlarlo, a gran voce, era Eva, per tutte le altre non c’è una vera giustificazione.
Provare insoddisfazione, rispetto a quello che il nostro armadio ci propone, come fosse stato personalmente lui ad andare a comprare gli abiti e non le legittime proprietarie, è una peculiarità imprescindibile delle donne.
Un difetto, forse, quantomeno perché ci costringe a dare fondo alla carta di credito, per il sesto cappotto color cammello, ma comunque da non dover ammettere di fronte a fidanzati, compagni o mariti, che lo sostengono da generazioni.
Secondo l’Armocromia che, verosimilmente, potremmo sostenere essere stato il trend topic delle conversazioni femminili (ma non solo) dell’ultimo anno, questa insoddisfazione viscerale, sanguigna, di fronte alle quattro ante, deriva anche da una scelta poco consapevole, al momento dell’acquisto, di quello che ci sta bene.
In soldoni, se andiamo a fare shopping sotto lo stesso impulso famelico di quando andiamo al supermercato, e ci compriamo chili di olio di palma, lo stesso accade per l’abbigliamento.
Ci saremmo riempite l’armadio con abiti che poco ci rappresentano e che, a distanza di un paio di settimane, vorremo già dare via.
E, se da un lato, è anche grazie ed a causa della nostra creatività, vitalità, voglia di cambiamento, che gli abiti, dopo poco, ci vanno in stretti in senso metaforico, attraversando fasi come la maternità, può accadere che dal metaforico si passi al letterale.
Insomma, non è solo voglia di cambiamento, ma anche necessità. I nostri corpi, come quelli maschili, cambiano nel tempo, e le nuove forme non si trovano sempre comode ed a proprio agio negli abiti che si trovano nel nostro armadio, da anni.
E siccome non sarebbe etico augurarci l’autocombustione dei vestiti che non piacciono più, la vendita on line, dell’abbigliamento usato, prende sempre più piede.
Dall’abbigliamento della prima infanzia, spesso poco usato e ben tenuto, a quello delle ragazze, che risentono dei cambiamenti di trend, prima ancora che il trend cambi, a quello delle donne più adulte e della mamme.
Il mercato della vendita e dell’acquisto di abiti di seconda mano è in crescita in modo trasversale, piace ed è utile, anche per una sensibilità, sempre più avvertita da uomini e donne, sul piano della sostenibilità.
I siti, le piattaforme, che operano in questo mercato sono sempre di più ed anche il gran battage pubblicitario ne è una prova.
Così, donne che, prima di diventare mamme, amavano destreggiarsi sui trampoli, ai tempi degli aperitivi e delle cene eleganti, per fare un esempio, non devono più conservare scarpe che rendano impacciata la loro attività principale: il salto in lungo e l’inseguimento dei bambini, al parco, in mezzo a foglie secche (che nascondono quelle che non si dovrebbe mai nascondere sotto le foglie secche), ma possono vendere subito, liberando l’armadio, e comprare qualcosa che piace di più loro.
O, viceversa, qualora avessero voglia di scarpe ed abiti nuovi, più femminili, metteranno in vendita abiti e scarpe più sportivi, per comprare qualcosa che meglio le rappresenti.
Insomma, con i cambi di stagione e i cambi degli armadi, possiamo scatenare l’inferno e mettere in vendita tutto quello che abbiamo, di seconda mano, e comprare il nuovo, o altri abiti usati, per un’economia più circolare, sostenibile e creativa.
Di abbigliamento usato, on line si trova davvero di tutto, c’è addirittura chi vende e compra l’intimo, come ad esempio su Panty.com, un portale che promuove una vendita sicuramente poco convenzionale, che ha ad oggetto la biancheria usata: dai calzini alle mutande.