Scrivo questo post in una delle tante mattine che, ormai, passo rintanata in casa. Lo scrivo oggi, in un periodo tragico nel quale, ogni ora, qualcosa cambia, evolve e, purtroppo, non sempre in meglio. Lo scrivo ora e non so, quando lo leggerete, cosa sarà cambiato.
Sono una delle tante mamme, dei tanti genitori che vivono da circa un mese principalmente al chiuso, in metri quadrati diventati asfissianti, che godono di un paio di balconi e poco più.
Una mamma che già passava la maggior parte del proprio tempo con le proprie figlie, con la stanchezza e gli scleri di routine, figurarsi ora.
Ora che il proprio tempo, tutto il tempo esistente, lo passa insieme alle figlie e nella cui testa frullano pensieri, immagini, notizie ingombranti, pesanti.
Siamo mamme e papà a cui dicono che non possiamo lamentarci.
Abbiamo i bimbi a farci sorridere. Bambini verso i quali avevamo sensi di colpa per il poco tempo (o la percezione di esso) che dedicavamo loro e ora ci lamentiamo perché ci sentiamo prigionieri di piccoli dittatori.
Siamo genitori che devono lavorare in casa, qualcuno ancora fuori, altri sono in cassa integrazione, altri ancora sono precari o disoccupati preoccupati del dopo, ancor prima che dell’ora.
Siamo quelli che devono fare i professori di matematica, gli animatori, i maestri di ginnastica, i cuochi, i soldati per la sveglia mattutina, la vestizione e la nanna notturna.
Disegniamo arcobaleni, facciamo videochiamate ai nonni o agli zii, agli amici di classe. Rispondiamo alle mail, aggiorniamo curricula, laviamo le mani con l’amuchina, contiamo fino a venti, verificando che i bimbi abbiano capito.
Facciamo le vedette dalle finestre. Sappiamo che è sbagliato, ma è più forte di noi. Proviamo rabbia, dopo tanti giorni di quarantena, e tantissime notizie di decessi, verso chi non ha stravolto la propria vita come abbiamo fatto noi.
Proviamo sentimenti contrastanti, emozioni fortissime. Siamo depressi per la libertà ristretta. Siamo meravigliati dall’esserci accorti solo ora di quanto la davamo per scontata. Siamo grati per il fatto di star bene. Siamo invidiosi di chi sta meglio di noi.
Qualcuno si sente intoccabile. Molti si sentono fragili, vulnerabili.
Qualcuno fra noi è diventato più empatico, solidale. Atri più rabbiosi, intolleranti, ottusi.
Qualche mamma fra noi deve partorire a giorni ed ha paura. Qualche mamma ha partorito da poco e non immaginava di dover trascorrere così il proprio tempo.
Qualche papà non dirà più alla propria compagna di quanto sia facile la vita, a casa, con i figli piccoli. Qualche mamma, tornata in ufficio, ci penserà due volte prima di fare lo stesso con le mamme a casa.
Qualcuno, una volta che tutto sarà finito, diventerà una persona migliore. Qualcun altro rimarrà se stesso. Ma ciò che importa è l’oggi. Questo complicato oggi, che ha stravolto anche il nostro modo di essere e di fare i genitori.