Neonati e memoria: i primi ricordi

Qual è il primo ricordo che avete di voi stessi? Provate a pensarci.

Generalmente, ripercorrendo con la mente il proprio passato, si fanno risalire i primi ricordi agli anni dell’asilo, intorno ai 3 o 4 anni, quando ufficialmente si “entra in società” e si hanno le prime significative esperienze con altri soggetti che non siano i familiari più stretti.

Chi si ricorda, invece, della sua prima parola, o della prima candelina spenta sulla torta?

La memoria è attiva già dai primi mesi

Secondo un team di esperti, un neonato sviluppa la memoria già attorno a sei mesi. Il fatto è che non sono ricordi

Infatti, stando al recente studio di un gruppo di psicologi della Johns Hopkins University, pare che già nei primi sei mesi i neonati riescano a ricordare oggetti e figure. Questo è un dato significativo e rivoluzionario, che mette in discussione la teoria assodata della “assenza della permanenza dell’oggetto” secondo la quale, fino ai sei mesi, i bambini non hanno memoria delle cose che non sono davanti ai loro occhi.

L’esperimento degli esperti consisteva nel far vedere ai bambini due forme geometriche (un triangolo e un cerchio) su un monitor. I dati rilevati hanno evidenziato come i neonati non si stupissero tanto nel cambio da una forma all’altra, ma nel momento in cui esse scomparivano dallo schermo.

Quello che è stato dimostrato, quindi, è che, se anche i bimbi di sei mesi non ricordano i dettagli di un oggetto mostrato e poi tolto dalla loro vista, riuscirebbero a mantenere una sorta di consapevolezza, grazie a dei “puntatori” sviluppati dal cervello. In questo modo, i neonati avrebbero il ricordo dell’esistenza dell’oggetto che hanno visto, senza però ricordarne le caratteristiche specifiche e dettagliate.

Perché non abbiamo ricordi dei primi anni di vita?

Tuttavia, i ricercatori indagano ancora sul motivo per cui non abbiamo ricordi veri e propri dei nostri primi anni di vita. Quello che si è capito grazie agli studi precedenti è che i bambini inconsapevolmente sono già in grado di richiamare ricordi sull’esistenza degli oggetti che hanno davanti, un apprendimento statistico, ma questo ricordo è più come un’operazione in background che il nostro cervello fa.

Come dice il professor Turk-Browne: “Questo è fondamentale per lo sviluppo del linguaggio, della visione, dei concetti e altro ancora, quindi è comprensibile che entri in gioco prima della memoria episodica”.

Ben diverso appunto è ricordare una situazione o attivare una memoria consapevolmente, o quello che viene chiamata “memoria episodica”.

Lo studio americano pubblicato sulla rivista scientifica Science, ha fatto qualche passo avanti. Infatti fino a poco tempo fa si pensava che non vi fossero ricordi precisi dei primi anni di vita perché l’ippocampo, la parte del cervello responsabile dell’immagazzinamento dei ricordi, non fosse ancora pienamente sviluppato.

Invece, in questo studio si fanno due ipotesi: la prima è che probabilmente i ricordi creati in quel periodo della crescita non vengono immagazzinati in una memoria a lungo termine, e quindi non durano a lungo; la seconda è che i ricordi sono ancora presenti nel nostro cervello in età adulta, ma non vi abbiamo accesso.

Grazie a queste ultime ricerche, viene data nuova luce alle caratteristiche del cervello dei neonati e ai meccanismi di memoria ad esso collegati, anche se non li capiamo ancora a pieno.

Ecco, allora, poiché sappiamo che comunque registrano molte cose che sentono e vedono è utile parlare con i propri bambini, leggere libri, far vedere i disegni e spiegare in maniera semplice i concetti. La loro memoria ringrazierà.

2 commenti

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  1. Ho 72 anni e da sempre ho ricordi dei primi mesi di vita. Stenta o a dirlo. Poi, da adulto, ho chiesto conferma ai miei, che sono rimasti stupiti.