Va in porto a Bollate il progetto “La differenza c’è, ma che differenza fa?”, il cui fine ultimo è quello di favorire momenti d’inclusione tra bimbi e adulti disabili.
A Bollate l’inclusione abbatte tutte le barriere
Qualcuno è seduto in carrozzina, altri sono affetti da forme di disabilità più lievi e altri ancora indossano dei caschetti perché soffrono di epilessia. Nessuno dei loro problemi è tuttavia così grande da impedir loro di fare una delle cose più speciali al mondo: giocare con i bambini.
Succede a Bollate, dove ha appena preso il via un interessantissimo progetto destinato a non passare inosservato: si chiama “La differenza c’è, ma che differenza fa?” ed ha lo scopo di promuovere l’interazione tra gli adulti disabili e i bambini.
l progetto, voluto dal Comune, coinvolge tutti i nidi comunali della città ma anche i due centri diurni per persone disabili del territorio, il Centroanchio e Larcobaleno. Favorire la comunicazione tra due mondi così diametralmente opposti è il nobile intento di questo progetto.
Gli incontri avvengono una o due volte a settimana, a seconda delle condizioni fisiche degli adulti coinvolti: chi è affetto da forme di disabilità più gravi si reca dai bambini ogni sette giorni, così da non sottoporsi a sforzi eccessivi, mentre chi ha a che fare con problematiche meno evidenti ha l’opportunità di passare più spesso del tempo con i piccoli di Bollate.
Insieme si canta, si gioca e si crea
Gli adulti che hanno inteso prendere parte a questo progetto, primo in Italia almeno per il momento, sono costantemente impegnati ad organizzare delle attività da proporre ai loro piccoli amici: talvolta portano loro in dono delle creazioni artigianali, ma qualcuno compone anche delle canzonette per strappar loro un sorriso.
Ma cosa fanno precisamente i bambini e gli adulti disabili nel momento in cui hanno la possibilità di incontrarsi tra le mura dei nidi o quelle dei centri diurni di Bollate? Semplice: si divertono. Eccome se si divertono. Cantano, costruiscono oggetti, si cimentano in giochi di ruolo e di manipolazione e così via.
Ma non è finita qui. Gli adulti danno un contributo determinante alle educatrici, perché chi è nelle condizioni di farlo si prende cura dei bimbi a 360 gradi, ad esempio accompagnandoli in bagno e dando loro una mano ad apparecchiare in vista del pranzo. Un progetto dall’immenso valore pedagogico dunque, ma anche una preziosissima occasione di crescita per tutti gli “attori” in esso coinvolti.