La mononucleosi è una malattia ghiandolare: per conoscerla meglio, capire quali sintomi porta e come curarla, abbiamo preparato un approfondimento che racconta tutto quello che c’è da sapere su questo antipatico virus.
Che cos’è la mononucleosi
La mononucleosi è una malattia infettiva che si contrae per il virus di Epstein-Barr (EBV). Colpisce le ghiandole e per questo motivo le tonsille si ingrossano insieme ai linfonodi del collo. P
Può essere contratta già all’asilo tramite un contagio per saliva ed è più rara nei neonati, fino a due anni di età.
La mononucleosi è conosciuta anche come malattia del bacio: uno dei canali con cui si trasmette più di frequente è proprio la bocca. Questo perché il virus si contrae con le gocce di saliva e quindi, oltre ai baci, può essere trasmesso con gli starnuti, dei colpi di tosse, l’utilizzo di bicchieri e posate sporche.
A cosa è dovuta la mononucleosi
Appartiene alla famiglia del virus della varicella e colpisce i linfociti B attraverso la saliva.
Oltre ai consueti casi degli adolescenti che si trasmettono la malattia con il bacio, i bambini piccoli possono contrarla all’asilo “per colpa” dei giocattoli che vengono messi in bocca e utilizzati da più bambini.
Mononucleosi: cosa causa?
Non è facile riconoscerla e molto spesso viene scambiata per una normale influenza.
In linea generale, oltre a febbre alta e mal di gola, la mononucleosi causa dolori muscolari, debolezza, mal di testa e ingrossamento di tonsille e linfonodi del collo. Delle volte può causare anche problemi a fegato e milza.
Fino a quando la mononucleosi è infettiva
Questa malattia ghiandolare dura all’incirca 15 giorni nei bambini e anche un mese e mezzo negli adulti.
È infettiva dal momento in cui si scoprono i primi sintomi, però non contagia durante l’incubazione. Allo stesso tempo, la salivazione infetta che porta la malattia è molto soggettiva; per alcuni pazienti può durare anche mesi.
Solo le analisi del sangue potranno aiutare a capire se il virus è sparito dall’organismo.
Mononucleosi: quali esami fare
Anni fa si prescrivevano esami che ormai sono desueti: il monotesta anche detto reazione di Paul-Bunnel-Davidsohn e il monospot.
Oggi, per capire se un bambino ha contratto la mononucleosi, bisogna fare l’esame del sangue, che permette di conoscere gli indici dell’infezione, la bilirubina e la transaminasi. Attraverso il dosaggio delle IGM si fa una ricerca ad hoc che permette di riconoscere se il virus è presente nell’organismo.
Mononucleosi: i sintomi
Nello specifico, i sintomi della mononucleosi variano in base all’età del soggetto infetto.
Se il bambino è piccolo è più difficile riconoscere come si manifesta la malattia anche se in linea di massima, l’iter del virus ha due diverse fasi.
La prima fase è quella iniziale in cui compaiono dei sintomi più blandi, scambiabili con l’influenza. Il malessere coinvolge tutto il corpo ed è soggettivo: mal di testa, mal di pancia, nausea, mal di gola.
La seconda fase è più seria e il virus si riconosce per un’infiammazione alla gola, per la presenza di placche nelle tonsille e per chiazze rosse sul palato. La febbre può salire anche a 39° e qualche volta, soprattutto nei bambini più grandi, possono ingrossarsi il fegato e la milza.
Mononucleosi: come si cura
Oltre al paracetamolo per far abbassare la febbre, la mononucleosi si cura stando a letto a completo riposo. Non esiste un vaccino di prevenzione e si sconsigliano tutte le attività sportive durante l’infezione.
Cosa è la mononucleosi latente
Quando si parla di mononucleosi latente ci si riferisce al virus che rimane nel soggetto anche dopo la sua guarigione. Per eliminare il virus dalla saliva occorre circa un anno. Terminato questo periodo, l’eliminazione del virus continua nell’individuo per tutta la vita in maniera occasionale.
Mononucleosi: come prevenirla
Per prevenire la mononucleosi occorre curare bene l’igiene. Non bisogna essere maniacali però alcune regole servono a evitare un’infezione che poteva essere prevista. Bisogna insegnare ai bambini a non bere dalle bottiglie e dai bicchieri degli altri, lavare spesso gli asciugamani in casa, lavare bene le stoviglie con il detersivo e non solo con acqua.
Mononucleosi in gravidanza: è pericolosa?
La mononucleosi non è pericolosa in gravidanza.
La donna incinta non corre rischi ma ovviamente resta debilitata dal virus, le si abbassano le difese immunitarie e sentirà il peso dell’infezione in maniera differente di una donna che non aspetta un bambino.
Io l’ho avuta in terza superiore (avevo bevuto dal succo di frutta della mia compagna di banco). Tutto era iniziato con dolori alle gambe non riuscivo nemmeno a fare le scale! Poi febbre alta e sensazione di pastoso in bocca! Tanto mal di gola… ho saltato più di un mese di scuola l’ho presa tosta quella volta!