Tempo fa, parlando con un’amica, raccontai di quando coinvolgevo le mie figlie nella preparazione di biscotti e dolci semplici. Le dissi che a loro piace, si divertono ed io stessa, nonostante la cucina diventi un campo di battaglia, farina e zucchero ovunque, sia sempre felice di accogliere e supportare le loro curiosità.
Alla fine, i biscotti li cominciamo in tre e li finisco io, ma il bello è passare tempo insieme, iniziarle alla collaborazione, far loro scoprire nozioni ed attività nuove.
Lei, di tutto questo, registrò solo il binomio cucina-attività femminile ed aggiunse che con suo figlio non potrà mai farlo, perché è maschio.
“Beata te”, mi disse. Io raggelai. Rimasi così tanto stupita che non seppi neanche andare a fondo sull’argomento, risposi solo “Ma guarda che la cucina è una cosa che piace a tutti, anche ai maschi, pensa agli chef”.
Ovviamente, il punto non era quello, ma aveva a che fare con degli stereotipi raccapriccianti che, se pronunciati da una mamma di 30 anni, non possono che lasciarti basita. Senza parole. Se certe cose le dice una donna o un uomo dell’altro secolo, con figli ormai lontani dalla propria giurisdizione, diciamo così, può essere tollerato.
Ognuno è frutto della propria epoca ed è veramente difficile sradicare alcuni archetipi. Ma, diamine, mi dissi! Come si può tollerare che una donna giovane, indipendente, con una laurea ed un bel lavoro, che ha anche viaggiato un pochino, dica una cosa del genere? Che figlio crescerà?
Un noto marchio di abbigliamento di mass market è stato messo sotto accusa da una scrittrice, perché non si è limitato a distinguere i capi dei bambini con i classici blu e rosa, principesse e supereroi, ma ha violato confini di uguaglianza, ancor più gravi. Sulle magliette di questo noto marchio si incoraggiavano le bimbe alla gentilezza, alla accondiscendenza, i maschietti all’avventura.
Questo episodio, mi ha ricordato un altro brutto fatto di moda, di qualche anno fa: i costumi da bambina, con il pezzo di sopra imbottito. Forse, alcune di voi lo ricorderanno, se ne parlava molto sui social.
Insomma, mamme e papà viviamo in pieno medioevo! Un luogo ed un’epoca davvero scura ed oscurantista, nel quale si rema contro corrente, contro noi che, qui fuori, vogliamo una realtà diversa. Un mondo fatto di bambine che possono, e devono, salire sugli alberi, se lo desiderano, e maschietti che possono e devono spingere una carrozzina se lo vogliono. Un mondo in cui gli adulti combattono per eguaglianza, rispetto, anche fluidità di genere, mentre ai bambini si impedisce di indossare ciò che vogliono, e giocare come meglio preferiscono.
La moda non può dare messaggi del genere. Da che mondo e mondo un vestito non ci serve solo per metterci un pezzo di tessuto addosso, ma ci rappresenta, ci permette di indentificarci, di dire agli altri chi siamo, cosa vogliamo, come ci poniamo. Ed anche se per i bambini tutto ciò avviene in modo inconsapevole, è gravissimo dare al mondo un messaggio di questa portata. Un messaggio che riporta il maschietto al potere, alla libertà, e la femmina all’obbedienza. La conseguenza di questo tipo di educazione è devastante non c’è da scherzare. Sotto gli occhi di tutti si palesano i risultati negativi di questo approccio, una diseguaglianza che porta non solo le donne a soffrire ma anche alcuni bambini, ragazzi e uomini che non possono essere liberi di fare e dire quello che sentono più proprio.
Fosse anche una trovata pubblicitaria per attirare l’attenzione, sarebbe profondamente sbagliato, scorretto, rischioso, miserrimo, sciocco.
Eppure, non è tanto difficile: nella vita vogliamo essere liberi di pensare, dire e fare ciò che sentiamo dentro di noi o vogliamo essere costretti a farci dire dagli altri chi siamo e cosa ci deve piacere?
Ed attenti, lo ripeto: anche se le conseguenze più forti e rigide riguardano le donne, ciò non toglie che gli uomini non se la vivono bene, se non sono liberi.
E torniamo all’inizio, quel bambino al quale è stato impedito di giocare alla cucina, di aiutare la mamma (il papà manco lo dico, perché in questo tipo di famiglie non è pervenuto) nelle faccende domestiche, che uomo diventerà? Uno che non saprà fare nulla, non aiuterà nessuno e si ritroverà a sposarsi o convivere con una colf non con una donna completa.
Questi ragazzi, di fronte da un mondo “moderno”, fatto di uguaglianza, come vivranno?
In bocca al lupo a tutti noi e alle nostre figlie e figli. Speriamo bene!