20 Maggio 2024 –
Il momento dello svezzamento rappresenta una tappa cruciale nello sviluppo e nella crescita di ogni bambino. Tuttavia, la scelta tra svezzamento tradizionale e autosvezzamento può mettere in difficoltà molti genitori. Recentemente, uno studio dell’Università di Otago ha analizzato a fondo l’impatto dei due metodi nei bambini, cercando di chiarire quale sia la scelta migliore.
Pro e contro dello svezzamento tradizionale
Il metodo tradizionale di svezzamento, che prevede l’uso di omogeneizzati e cibi appositamente preparati per i bambini, è ampiamente diffuso e apprezzato per la sua praticità.
I genitori lo trovano comodo e facile da gestire, soprattutto quando si è fuori casa. Tuttavia, esistono preoccupazioni riguardo al rischio di sovralimentazione. Alcuni professionisti della salute temono che l’uso di omogeneizzati possa portare i bambini a mangiare anche quando non hanno fame, influenzando negativamente il loro comportamento alimentare a lungo termine.
Lo studio condotto dall’Università di Otago ha analizzato la dieta di 625 bambini, scoprendo che coloro che consumavano frequentemente omogeneizzati non mangiavano necessariamente più cibo rispetto a quelli che li consumavano meno spesso.
Tuttavia, questi bambini tendevano a mangiare ogni volta che veniva loro offerto del cibo, anche in assenza di fame. Questo risultato suggerisce che, pur non avendo un impatto significativo sul peso complessivo dei bambini, il metodo tradizionale potrebbe influenzare il loro appetito e la percezione della fame.
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Autosvezzamento: una scelta sempre più popolare
L’autosvezzamento, che consente ai bambini di alimentarsi da soli fin dall’inizio, è un metodo che ha guadagnato popolarità negli ultimi anni.
I sostenitori di questo approccio ritengono che permetta ai bambini di autoregolarsi meglio e di sviluppare comportamenti alimentari più sani. Secondo lo studio neozelandese, i bambini che seguono l’autosvezzamento crescono bene e non mostrano un rischio maggiore di essere sovrappeso o sottopeso rispetto ai loro coetanei svezzati tradizionalmente.
In particolare, lo studio ha rilevato che a circa 6 mesi di età, il 13% dei bambini partecipanti si nutrivano principalmente o esclusivamente da soli, una percentuale che aumentava fino al 25% nei mesi successivi.
Questi bambini sembravano capaci di soddisfare il loro appetito in modo più efficace rispetto ai bambini svezzati tradizionalmente, suggerendo che l’autosvezzamento potrebbe offrire vantaggi significativi in termini di regolazione dell’appetito.
Cosa scegliere dunque tra svezzamento tradizionale e autosvezzamento? La risposta dipende dalle preferenze e dalle circostanze individuali di ogni famiglia. L’importante è che la scelta venga fatta con serenità e attenzione al benessere del bambino e dei genitori. Indipendentemente dal metodo scelto, l’obiettivo principale deve essere sempre quello di garantire una crescita sana e felice per il bambino, creando un ambiente alimentare positivo e rilassato.