Neomamme costrette a licenziarsi a causa di condizioni di lavoro divenute insostenibili, lavoratrici in congedo di maternità costrette a lavorare e licenziate una volta ripreso il proprio posto, dimissioni in bianco… Tante situazioni, un identico risultato: essere costrette a scegliere tra la famiglia e il lavoro.
Mamme e lavoro: dagli slogan del Ministero alla dura realtà
Il mondo ideale sognato dal Ministero della Salute si scontra con la dura realtà del mondo del lavoro, fatto di persone ciniche e senza scrupoli, che non si fanno problemi ad utilizzare qualsiasi mezzo in loro possesso per vessare le mamme lavoratrici, fino a licenziarle o a costringerle a dare le dimissioni.
Succede così che, troppo spesso, le leggi nate per contrastare certi comportamenti illegali, come quella sulle dimissioni in bianco, si ritorcano contro la lavoratrice, piegate al proprio tornaconto da datori di lavoro furbi e interessati solo e unicamente al proprio guadagno.
Differenti metodi di tortura dall’esito scontato
Forse il termine “tortura” può sembrare un po’ forte, ma, per me, rende bene l’idea di quello che devono sopportare certe donne pur di mantenere il proprio impiego, tra congedi di maternità trascorsi a lavorare, solo per ricevere il benservito una volta rientrate al lavoro e licenziamenti a tempo, non appena scade quel “magico” anno dalla nascita del bambino in cui la legge vieta alle aziende di licenziare le dipendenti.
Poi ci sono i permessi negati, le ferie forzate, le “opere di persuasione” per convincere le dipendenti a licenziarsi, per ottenere il fantomatico sussidio di disoccupazione, i demansionamenti, che a volte coincidono con un vero e proprio mobbing nei confronti delle sfortunate lavoratrici. Fino ai trasferimenti forzati, che quasi sempre sono la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso e convincono le donne ad abbandonare la battaglia per tenersi il lavoro.
E le donne cosa fanno? Poche denunciano, molte stanno zitte, rassegnate a non ottenere giustizia e convinte dalle famiglie a “lasciar perdere”, anche se diverse sentenze a favore delle lavoratrici vessate, emesse in vari tribunali, dimostrano che non ci si deve arrendere alle ingiustizie, ma lottare per i propri diritti. Anche se sicuramente resterà l’amarezza per il trattamento subito, si avrà la soddisfazione di aver ottenuto giustizia, e si sarà aggiunto un tassello al faticoso percorso per il riconoscimento del diritto ad essere madri e lavoratrici.
Vero
È da febbraio che chiedo un colloquio per parlare del part time e da allora sto aspettando che mi chiamino nonostante abbia sollecitato più e più volte. Ho finito tutta la maternità e ho chiesto tre mesi di aspettativa ma sarò costretta a prolungarla. Non ho aiuti e non voglio mandarla al nido e la tata tutto il giorno costerebbe troppo. E poi Cmq voglio del tempo con mia figlia .
Viva l’Italia
:'(
E poi mia figlia richiede tanto contatto come il primo giorno tanta tetta come il primo giorno tanto di me come il primo giorno. Come potrei mai pensare di rinunciare a tutto questo per stare fuori casa 10 ore..