Una domanda che forse si saranno fatte tante mamme con bambini piccoli che il 10 gennaio hanno dovuto scegliere se portarli all’asilo oppure aspettare che il picco di contagi cali e la situazione si normalizzi.
Le scuole e gli asili infatti hanno riaperto, come voluto fortemente da Governo, tra le richieste di DAD e rinvio di molti presidi e genitori. Tuttoscuola ha stimato che in pochi giorni dalla riapertura in Italia ci sarebbero circa 20 mila sezioni dell’infanzia chiuse con tutti i bambini in quarantena per almeno dieci giorni a causa dei contagi.
Ipotesi alla luce delle quali alcuni si chiedono se non fosse meglio posticipare l’apertura delle scuole, o almeno quella degli asili.
Fare la scelta giusta non è semplice perchè i genitori sono combattuti tra la volontà di tutelare i propri figli ed eventualmente i fragili (ad esempio i nonni) che li frequentano e le necessità lavorative o personali che ogni famiglia ha.
Scuola dell’infanzia: tutti a casa con un solo positivo
La scuola dell’infanzia è l’unica per la quale si prevede la quarantena per tutta la classe con un solo caso di positività. Fatto che con i numeri attuali potrebbe significare una frequenza a singhiozzo per mesi.
Lo schema per la gestione dei contagi, aggiornato all’ultimo DL, è il seguente:
- scuola dell’infanzia: con un caso di positività, il gruppo classe segue la quarantena per 10 giorni
- scuola primaria: con un caso di positività, la scuola continua, viene effettuato lo screening rapido o molecolare e ripetuto a distanza di 5 giorni, mentre con 2 o più casi, la classe entra in quarantena per 10 giorni
- scuole medie e superiori: con un caso di positività la scuola continua con obbligo di autosorveglianza e mascherina FFP2, con due casi la quarantena di 10 giorni è prevista per chi non è vaccinato e per chi ha concluso il ciclo vaccinale primario o ha avuto la guarigione da più di 120 giorni, mentre continua in presenza con autosorveglianza e mascherina FFP2 per tutti gli altri. La quarantena di 10 giorni scatta per tutta a classe con 3 positivi.
Pediatra lo porto all’asilo o no?
Uno dei pediatri che si è esposto sul tema via social è Antonio Di Mauro, pediatra pugliese che cerca di rassicurare e anche far ragionare i genitori perplessi e preoccupati.
La lunga riflessione raccolta in un post pubblicato sul suo profilo social, è un chiaro spunto di riflessione per genitori ed educatori che si ritrovano davanti alla difficile scelta.
Appoggiare o meno l’apertura e la frequenza al nido e alla scuola materna?
L’unica struttura che non ha nessun obbligo di frequenza e che rimane a discrezione della scelta dei genitori la scelta di riempire le classi.
Importante ricordarsi, ricorda il pediatra, che la scelta consapevole di un genitore è sempre quella giusta.
“Non andare all’asilo è per un bambino una mancata possibilità di crescita…non solo didattica. E i risvolti neuropsichiatrici degli scorsi lockdown ne sono una prova.
Andare all’asilo in queste condizioni epidemiologiche, significa però accettare l’altissimo rischio di contagiarsi. E con l’aumento dei contagi, casi gravi ne vedremo sempre più anche tra i bambini. Inutile negarlo. Le armi sono sempre le stesse, misure igieniche e – per chi può – il vaccino. Per tutto il resto, bisogna affidarsi al buon senso, ai protocolli e alle regole”.
Pediatra Carla a coloro che le chiedono se è il caso di ritirarli dall’asilo risponde: “Non c’è una risposta univoca, dipende dalla vostra situazione familiare. Se convivete con una persona fragile e avete un bimbo all’asilo, la probabilità di portarsi a casa il Covid in questo momento è alta. Se dovete partorire a febbraio, non fate nemmeno lo sforzo di fargli iniziare l’asilo, tenetelo a casa e risparmiatevi difficoltà. Negli altri casi: se siete giovani, vaccinati con 3 dosi e in salute, si può provare e vedremo come va. Se non ve la sentite perché siete troppo in ansia, ascoltatevi e fate solo ciò che vi fa stare psicologicamente bene, questa è la cosa migliore per vostro figlio”.