Uno studio statunitense ha dimostrato che parlare tanto col proprio bebè non solo serve a rendere più saldo e intimo il rapporto tra genitori e figli, ma aiuta anche a stimolare la curiosità e l’intelligenza dei nostri bimbi in vista del loro approccio con la scuola.
L’importanza di parlare spesso col proprio bebè
Parlare tanto col proprio bambino nei primi due anni di vita è fondamentale: l‘importanza del dialogo e delle interazioni verbali col bebè era nota da tempo ma, di recente, uno studio ad hoc condotto negli Stati Uniti dal Women and Infants Hospital del Rhode Island e dalla LENA Research Foundation di Boulder (Colorado) ha fornito nuove evidenze scientifiche.
Infatti, pare che in questo modo non solo si rinsaldi il legame tra genitori e piccoli, ma che il loro rendimento a scuola (certificato dai test sul quoziente intellettivo) sia notevolmente migliore, con benefici anche dal punto di vista verbale e delle competenze linguistiche. Secondo gli autori della ricerca, inoltre, è necessario però che questa sorta di “stimolazione” della sua intelligenza e curiosità cominci da subito, sin dai primi mesi di vita.
Ambiente linguistico e rendimento a scuola
Andando più nel dettaglio, lo studio a stelle e strisce pubblicato sulla rivista Pediatrics ha coinvolto 146 neonati, seguendoli da quando avevano solo due mesi di vita fino a 14 anni, ovvero in età scolare e prima che iniziasse il periodo del college: i dati rivelano che, a parità di condizioni socio-economiche di partenza, i bimbi che a casa interagivano maggiormente coi genitori nel corso dei primi due anni poi facevano registrare performance migliori a scuola e, più in generale, una maggiore disinvoltura dal punto di vista dell’uso della lingua e della sua comprensione, ovvero nel vocabolario come pure nel ricorso a certe espressioni.
Non solo: le conversazioni con mamma e papà, i giochi e anche i più elementari scambi verbali (registrati dagli studiosi sul campione nel corso degli anni, in questa sorta di ambiente linguistico ideale), se costanti, costituiranno una buona base per l’apprendimento a scuola e una sorta di “investimento emotivo” nel loro apprendimento dell’uso della lingua.