Mercoledì 28 marzo, il capo del governo irlandese Leo Varadkar ha confermato che il 25 maggio si terrà il referendum sull’aborto. Il presidente Varadakar ha affermato inoltre che sarà a favore della riforma e che provvederà a fare una campagna elettorale per sostenerla.
Il ripensamento dell’Irlanda sull’aborto
Il referendum che si terrà il prossimo 25 maggio in Irlanda riguarda la scelta di abrogare o no l’emendamento della Costituzione che mette sullo stesso piano il diritto alla vita del feto con il diritto alla vita della madre. Questo emendamento rende illegale l’interruzione di gravidanza in Irlanda, a meno che la vita della madre non sia in pericolo: solo in quel caso si può provvedere all’interruzione di gravidanza.
L’introduzione di questo emendamento risale ad un referendum costituzionale precedente avvenuto nel 1983, dove l’emendamento per vietare l’aborto aveva ricevuto il 63% dei voti, mentre nel 1992 veniva inserita l’eccezione di applicazione dell’interruzione di gravidanza nei casi in cui la vita della partoriente fosse a rischio.
Ad introdurre una certa incertezza operativa, fu l’inserimento dell’unico emendamento che permetteva alle donne irlandesi di recarsi all’estero per abortire: la decisione era a discrezione dei medici che spesso, o perché obiettori di coscienza o per la poca chiarezza legislativa, si rifiutava nella maggior parte dei casi di eseguirlo.
In Irlanda fece molto scalpore il caso di Savita Halappanavar, una donna morta nell’ospedale di Galway per una setticemia, dopo che le sue richieste per ricevere un aborto non erano state ascoltate dai medici. La donna, in realtà, stava già avendo un aborto spontaneo ma i medici si erano rifiutati di rimuover il feto poiché il suo cuore continuava a battere.
Dopo il caso Halappanavar, nel 2013 il Parlamento irlandese aveva deciso di concedere l’aborto per le madri la cui vita fosse a rischio, ma la legge, ancora in vigore, non viene solitamente applicata.