Ed Tronick, uno dei più famosi esponenti dell’Infant Research, si è dedicato a lungo a studiare le interazioni tra madre e bambino.
Negli anni ’70 ha condotto un importante esperimento, noto con il nome di Still Face. La procedura consiste nel filmare una normale interazione tra madre e bambino dove si susseguono sorrisi, canzoncine, contatto fisico, giochi… ad un certo punto viene chiesto alla madre di fermare lo scambio e di rimanere immobile, passiva ed inespressiva. Ciò che gli sperimentatori volevano indagare era come si sarebbe comportato il bambino in risposta a questo cambiamento e, quindi, gli effetti di una mancata interazione.
L’esito fu sorprendente. Il bambino cercava di richiamare l’attenzione della mamma in un primo momento attraverso vocalizzi e sorrisi e, in seguito a
mancata risposta, con il pianto; mostrava così elevanti livelli di frustrazione che cercava di compensare autonomamente con meccanismi di autoregolazione (es. mano alla bocca).
Infine, nel momento in cui la mamma tornava ad essere presente, l’interazione poteva esser ripresa senza particolari difficoltà.
L’importanza della relazione madre-figlio
Questi studi hanno portato a chiedersi quali siano gli effetti di una continua assenza della comunicazione sulla personalità del bambino, ad esempio nel caso di una mamma depressa, e la conseguenza più plausibile è un ritiro del piccolo in se stesso che, non ottenendo risposta nei tentativi di interagire con la figura di riferimento, smetterebbe di provare.
In conclusione, si sottolinea nuovamente il ruolo fondamentale dell’interazione genitore-bambino che, oltre ad essere bidirezionale e co-gestita tanto dal genitore quanto dal bambino, ha un effetto determinante sullo sviluppo della sua personalità e sulla regolazione emotiva.