Vi ricorderete, tempo fa, di quelle famiglie che avevano autorizzato i propri figli a non svolgere i compiti per le vacanze. I genitori si giustificavano con il fatto che, come impiegare il tempo con i bambini, erano loro a doverlo scegliere. Lettere pubblicate anche sui social, con sfrontatezza e fame di like.
Comportamenti che, indipendentemente da quello che si pensi, denunciavano una mancanza di fiducia verso chi insegna e, ancor peggio, un’ irriverenza verso le regole.
Tutto ciò era nulla, rispetto all’effetto che si poteva produrre nei ragazzi: la scuola e le sue regole, possono essere messe in discussione, quando c’ è comodo.
Vi domanderei cosa ne pensate di questo. Vi domanderei cosa pensate degli insegnanti dei vostri figli, del sistema scolastico e di tutte quelle altre forme di autorità che a noi, da bambini, veniva detto di ascoltare e che, inspiegabilmente, oggi, autorizziamo a mandare a quel paese.
Chi comanda (se comanda) sono mamma e papà. Tutto il resto non esiste.
A questo ho pensato poche settimane fa, quando ho cominciato l’inserimento di mia figlia. Un inserimento che prevedeva un programma di gradualità di circa due settimane.
Questo sistema, indubbiamente faticoso per molti, veniva attaccato da quasi tutti. Chi non lo vedeva necessario per i propri figli, spigliati ed estroversi, chi lo considerava una perdita di tempo, chi non poteva (o non voleva) alternarsi con il resto della famiglia, chi avrebbe voluto un modello diverso per ogni bambino.
Sebbene non si possa negare la difficoltà, di fronte a quelle giornate di inserimento, soprattutto per motivi lavorativi, sembra strano che nessuno pensi che la gradualità possa essere la soluzione migliore, a tutela dei bambini. Quei bambini di cui chi, meglio delle educatrici, può sapere, proprio in merito all’inserimento stesso? Del resto, è solo il loro mestiere.
Perciò, la prima sfiducia nel sistema scolastico, si palesa già nella materna. In pratica, al nostro primo ingresso in una serie di regole a cui non vogliamo stare.
“È la scuola che deve cambiare, adattandosi a mio figlio, non il contrario!”. Questa è la sintesi della maggior parte dei pensieri che ho ascoltato ed ho letto.
Siamo strani noi genitori, che vorremmo educare alle regole i nostri figli ma siamo i primi a criticarle.
Noi che in discussione non ci mettiamo mai, ma vorremmo lo facessero i nostri bambini. Noi che vogliamo solo parole buone, il resto lo attacchiamo, non proviamo neanche a capirlo. Che sia un post, una piccola regola, un rimprovero, un brutto voto.