Negli ultimi anni si è fatto molto per equilibrare i diritti e la conciliazione tra lavoro e famiglia sia per le mamme lavoratrici dipendenti che quelle autonome: ad oggi le lavoratrici autonome con partita IVA, incluse le professioniste iscritte alla gestione separata o con casse autonome hanno il diritto all’indennità di maternità.
L’indennità di maternità è un sostituto economico del reddito perso durante il periodo di congedo maternità e corrisponde all’80% della retribuzione. È accessibile sia ai dipendenti sia agli autonomi iscritti a una gestione previdenziale INPS e in regola con i contributi.
Il funzionamento dell’indennità di maternità in Italia per le lavoratrici autonome
L’aspetto cruciale per ottenere l’indennità di maternità consiste nell’essere iscritti a una gestione previdenziale INPS e nel mantenere la regolarità nel pagamento dei contributi previdenziali. I dettagli specifici relativi alla gestione separata saranno approfonditi nelle sezioni successive.
Per i lavoratori autonomi, l’indennità spetta per cinque mesi: due prima del parto e tre successivi. Non richiede l’astensione dall’attività lavorativa e la domanda deve essere presentata all’INPS. Inoltre, l’indennità può essere richiesta dal padre anche per gravi complicanze di gravidanza, adozioni, affidamenti dove specifici eventi relativi alla madre fanno scattare il diritto al congedo di paternità.
Indennità di maternità per autonome: chi ne ha diritto
Non bisogna confondere il congedo di maternità obbligatorio con l’indennità di maternità: l’indennità rappresenta l’importo che lo Stato eroga ai genitori che hanno appena avuto o adottato un bambino. Il congedo di maternità rappresenta il periodo di astensione dal lavoro; mentre per i dipendenti è obbligatorio, per gli autonomi è facoltativo.
Esaminiamo ora l’indennità di maternità specifica per le lavoratrici autonome (e in secondo luogo i lavoratori, perché in alcuni casi spetta al padre, come vedremo più avanti).
L’indennità si applica a diverse categorie professionali:
- Artigiani
- Commercianti
- Coltivatori diretti
- Coloni
- Mezzadri
- Imprenditori agricoli professionali
- Pescatori autonomi in piccola pesca marittima e acque interne
Per accedere all’indennità, è necessario essere iscritti alla propria gestione INPS di riferimento e avere i contributi aggiornati, inclusi quelli relativi al periodo di maternità o paternità.
È importante sottolineare che l’indennità è garantita anche in caso di interruzione di gravidanza: se questa avviene dopo il terzo mese, l’indennità viene concessa per 30 giorni. Se l’interruzione si verifica dopo il 180° giorno di gestazione, equivalente a sei mesi, viene trattata come un parto, con indennità corrispondente.
In circostanze particolari, l’indennità di maternità può essere convertita in indennità di paternità se si verificano situazioni gravi che coinvolgono la madre, come morte, grave malattia, abbandono o mancato riconoscimento del neonato, o affidamento esclusivo del bambino al padre. Ogni situazione deve essere adeguatamente documentata.
Per dettagli ulteriori, è possibile consultare il sito dell’INPS, dove sono disponibili informazioni dettagliate.
Indennità di maternità per le lavoratrici iscritte alla Gestione Separata INPS
Come accennato in precedenza, l’indennità di maternità è disponibile anche per le lavoratrici iscritte alla Gestione Separata, a condizione che non siano pensionate e non siano iscritte ad altre forme previdenziali obbligatorie (ulteriori dettagli sono disponibili sulla pagina INPS dedicata).
Se la madre non è in grado di avvalersi del suo diritto alla maternità, il supporto è esteso al padre tramite il congedo di paternità. Questo sostegno è disponibile anche in caso di adozione o affidamento preadottivo di minori.
L’indennità è pertanto destinata a lavoratori che non ricevono pensioni, non sono affiliati ad altre previdenze obbligatorie e hanno accumulato i contributi necessari per finanziare l’indennità di maternità.
Per essere ammessi a tale beneficio, è essenziale avere versato almeno un mese di contributi alla piena aliquota nella Gestione Separata nei 12 mesi che precedono l’inizio del congedo di maternità o paternità.
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A quanto ammonta l’indennità di maternità?
L’indennità di maternità serve come sostituto del reddito da lavoro e viene erogata dall’INPS alle lavoratrici autonome per un periodo complessivo di cinque mesi, suddivisi in due mesi antecedenti il parto e tre successivi. Questo periodo corrisponde alla durata standard del congedo di maternità.
Per le lavoratrici autonome, l’ammontare dell’indennità è calcolato all’80% delle retribuzioni giornaliere convenzionali, che sono stabilite annualmente per legge. Ad esempio, per l’anno 2023, le lavoratrici del settore agricolo, incluse coltivatrici dirette, colone, mezzadre e imprenditrici agricole professionali, hanno ricevuto un assegno giornaliero di maternità pari a 38,40 euro. Per artigiane e commercianti, l’importo giornaliero è stato fissato a 43,16 euro. Questi importi sono definiti dalla legge per il 2023 e ahimè non sono legati direttamente ai redditi effettivamente percepiti dalle lavoratrici.
Per le lavoratrici iscritte alla gestione separata, l’indennità corrisponde all’80% di 1/365 del reddito dichiarato:
- Per i rapporti di lavoro parasubordinato, l’indennità si basa sui redditi degli ultimi 12 mesi, calcolati a partire dai contributi versati relativi al lavoratore, secondo quanto dichiarato dal committente.
- Nel caso delle attività libero-professionali, l’indennità è determinata su 1/12 del reddito dichiarato per l’attività libero-professionale nell’anno o negli anni fiscali che includono il periodo di riferimento di 12 mesi.