“A te che hai dato un senso al tempo senza misurarlo….”
Canticchiavo questa canzone poco fa, le cui parole inevitabilmente mi ricordano mio figlio… sarà che quando si diventa madri la sola parola Amore rimanda ai figli, sarà che tutto ruota attorno a loro, sarà che forse è un pò vero che la maternità ti porta a conoscere sfumature di amore che non pensavi potessero esistere…
Comunque, in realtà pensavo al tempo con mio figlio. E a quanto di vero ci sia in questa frase… dare un senso al tempo senza misurarlo…
Prima di diventare mamma io, come credo anche molte di voi, scandivo il tempo con scadenze come il compleanno, il weekend settimanale, il ciclo mensile, l’anno scolastico, poi le sessioni di esami, ecc… Quando nel 2013 è nato mio figlio si è come fermato il tempo e anche lo scorrere del calendario. Non so mai che giorno o mese è con prontezza, so con precisione quanti anni e mesi ha mio figlio ma se devo dire quanti giorni sono passati dall’ultima volta che ho fatto la ceretta devo controllare l’appunto nell’agenda del mio smartphone. Calcolo la mia età in maniera bizzarra (voi non ci crederete!!) perché a volte dimentico se ho 24 anni compiuti o da compiere a breve, così ricordo che ne avevo 21 quando ho partorito e il calcolo prosegue matematicamente corretto. Ricordo con precisione quanto tempo è passato dall’ultima febbre che il piccolo ha avuto ma se dovessi collocare tutto questo in un calendario avrei difficoltà.
Il mio tempo ha scadenze diverse adesso: ci sono il suo compleanno e l’inizio della scuola materna, l’influenza tipica dei mesi freddi, il suo armadio da tenere sempre aggiornato in base alle stagioni, l’ultima visita dal pediatra. Si tratta di scadenze che non hanno una data precisa nel mio calendario immaginario ma che hanno una collocazione precisa nel mio cervello. Ad esempio volete sapere quando abbiamo fatto l’ultimo bagno al mare? Prima che lui avesse la tosse, ma se dovessi dare una data precisa dovrei pensarci un po’.
E allora sì, capisco quella frase di quella canzone lì, do una spiegazione a qualcosa che ho sempre saputo da quando c’è lui: il tempo passa e passa con lui, per lui e va via con lui. Non misuro il tempo passato con lui o quello che dovrò passare con lui, ma do un senso importante al tempo che passo con lui. E’ come se da quando c’è mio figlio, invece di contare le ore, considero COME le ore sono passate con lui. Non si tratta più di quantità, quindi, ma di qualità e ci sono cose o momenti o addirittura anni che non si possono quantificare, ma se ne può soltanto verificare l’intensità e la bellezza.
Da qui, vorrei creare un calendario particolare, per mamme. Dove al posto dei giorni della settimana ci sono delle righe da riempire per esempio i giorni del raffreddore, il giorno del parco, il giorno del primo dentino,della visita dal medico e così via. E chissà magari tra quelle righe segnare pure la nostra ultima volta dal parrucchiere.