Durante il travaglio, le donne sperimentano quel fenomeno noto come alterazione dello stato di coscienza e che costituisce uno degli aspetti fisiologici del parto: esso è dovuto a una riduzione dell’attività neocorticale del cervello e induce la partoriente a una regressione in una sorta di stato primitivo. Vediamo in cosa consiste questa alterazione di coscienza, in modo da conoscerla e imparare a non temerla.
Alterazione dello stato di coscienza
Nonostante sia ben nota a chi si occupa di ostetricia, non tutte le donne che hanno partorito, o sono in attesa di farlo, sanno bene cosa sia l’alterazione dello stato di coscienza: in realtà ogni mamma lo sperimenta, in forma ovviamente diversa, durante il travaglio e a detta degli esperti è come se per qualche momento si estraniasse completamente, entrando in uno stato di trance interiore.
Secondo diversi studi questo è l’effetto di una riduzione dell’attività neocorticale che però non va interrotta: coloro che assistono al parto sanno che non c’è nulla da temere e non cercano di riportare la donna ai sensi, dal momento che rappresenta un aspetto fisiologico quando si dà alla luce un bebè.
L’attività della zona neocorticale
Ma come avviene questa alterazione? Innanzitutto è bene mettere in chiaro cosa sia l’attività neocorticale del cervello e i relativi stimoli: la zona neocorticale è quella in cui hanno sede tutte le principali funzioni del sistema nervoso centrale, tra cui quella relativa al linguaggio, all’auto-riconoscimento e al coordinamento di sequenze di azioni. E durante il travaglio, per via dell’azione di due ormoni, le endorfine e l’ossitocina, si è notata proprio una riduzione dell’attività di questa zona del cervello, con la partoriente che “regredisce” a uno stato primitivo in cui la funzione principale è quella di sopravvivere e di preservare la specie (il proprio bimbo).
Ed è curioso notare come ogni donna reagisca diversamente a questo stato di trance che le riporta indietro nel tempo e specialmente alla loro infanzia: è capitato, ad esempio, che alcune ripetessero delle filastrocche mentre altre chiamavano la propria mamma nel travaglio.
Trance e meccanismi di difesa
Insomma, l’alterazione dello stato di coscienza non deve preoccupare anche se si tratta di un fenomeno da intendere come un “viaggio interiore”, vissuto da ognuna in modo diverso, e che quindi conserva ancora un alone di mistero. L’importante, come sanno gli operatori che assistono al travaglio, è non interromperlo e lasciare che il flusso di pensieri, parole e ricordi (di qualunque tipo esso sia) fluisca in modo libero: in caso contrario, si rischia di interferire col procedere del parto stesso e per questo si raccomanda di non formulare domande o richieste di spiegazioni dato che queste implicherebbero delle risposte complesse e dunque, per la futura mamma, attivare nuovamente le funzioni superiori del cervello e il “riemergere” dalla regressione, rallentando il travaglio.
Ecco anche perché si consiglia, una volta in sala parto, di abbassare le difese e lasciarsi andare a questo stato di trance, ascoltando il proprio corpo: ed è anche il motivo per cui spesso non si ricorda molto del parto stesso, poichè è naturale tendere a non rammentare il dolore, attuando delle strategie inconsce di difesa.