Secondo uno studio pubblicato su Jama Pediatrics i bambini svezzati prima dei sei mesi dormono meglio e più a lungo. La novità potrebbe allettare i neogenitori, tuttavia ci sono molte opinioni contrastanti da tenere in considerazione: i pediatri continuano a sconsigliare lo svezzamento precoce poiché potrebbe essere collegato con il rischio di obesità.
I bambini e il sonno: come i cibi solidi riescono ad influenzarlo.
Tutti i genitori si trovano a dover affrontare notti insonni a causa dei continui risvegli del loro bambino. Alcuni ricercatori inglesi hanno cercato di porre rimedio a questo insormontabile problema, indagando sulla relazione tra cibi solidi e sonno nei primi sei mesi di vita. Ai genitori di ben 1300 bambini è stato chiesto di iniziare a svezzare i propri piccoli prima dei sei mesi, l’età consigliata dall’Organizzazione Mondiale per la Salute.
I bambini, la cui età minima era di tre mesi, hanno immediatamente risposto alla ricerca, dormendo ben 17 minuti in più rispetto a coetanei che venivano ancora allattati al seno. Come se non bastasse, i bambini coinvolti nello studio tendevano a svegliarsi con minore frequenza durante la notte, lasciando ai genitori la possibilità di dormire in pace.
Quali sono i rischi dello svezzamento precoce?
Nonostante l’introduzione precoce di cibi solidi non sembri essere collegata con la comparsa di allergie, ci sono opinioni molto contrastanti a riguardo. Numerosi pediatri, infatti, continuano a consigliare di svezzare i propri figli dopo i sei mesi, oppure tra i quattro e i sei mesi. Un’alimentazione scorretta in tenera età potrebbe provocare numerosi danni e rischi per il futuro dei nostri bambini.
La base scientifica su cui si fonda lo studio è il fatto che lo stomaco dei neonati impiega una quantità maggiore di tempo per digerire i cibi solidi, rispetto al latte materno. Nonostante questo, un apporto calorico eccessivo già nei primi mesi di vita sembra essere un biglietto di sola andata verso l’obesità infantile.