La vita uterina non va considerata come una fase che non lascia traccia di sé: numerosi esperimenti condotti negli ultimi 20 anni, infatti, hanno dimostrato che esiste una memoria pre-natale che fa da collante tra la vita all’interno del grembo materno e quella post-nascita. Può capitare, pertanto, che nei piccoli emergano vividi ricordi della propria vita pre-natale: spesso e volentieri ciò si verifica in seguito a specifiche stimolazioni.
Che il feto sia in grado di serbare nella memoria l’esperienza legata alla propria vita psichica pre-natale non è una mera suggestione romantica, ma una circostanza comprovata da specifici esperimenti scientifici, i quali hanno dimostrato che i bambini, successivamente alla nascita, riconoscono alcuni stimoli esterni che sono stati presentati loro quando erano ancora nel pancione. Uno studio, ad esempio, ha rilevato che il bambino è in grado di identificare un brano letto ad alta voce dalla madre e che aveva avuto modo di “ascoltare” precedentemente, ovvero quando era ancora nel ventre materno. Un altro esperimento ha dimostrato che, durante la suzione, il neonato risulta più rilassato quando ascolta la voce della propria mamma, piuttosto che un suono estraneo. Ciò significa che egli ha memoria delle parole che la genitrice gli sussurrava durante la gravidanza e che, di conseguenza, rievocano in lui un pezzo di quel mondo magico che ha dovuto abbandonare quando è venuto al mondo.
Oltre alla memoria uditiva è stata rilevata anche una memoria legata al gusto, cioè a dire che il neonato gradisce maggiormente quegli alimenti che la sua mamma assumeva durante la gestazione e che egli ha avuto modo di percepire tramite il liquido amniotico.
La scoperta che esista una memoria pre-natale sottintende che il feto sia dotato di una propria sfera psichica e, in particolare, di una memoria di tipo funzionale; ciò significa che esso presenta caratteristiche assai più complesse e articolate di quelle che gli sono state fino a questo momento attribuite.