Fino a poco tempo fa, credevo che non avrei mai festeggiato Halloween. Come molte mamme e papà, anche io, appartengo ad una generazione lontana dalle zucche intagliate.
Quando il fenomeno di Halloween si è diffuso qui da noi, l’ho sempre trovato bizzarro, alle volte anche simpatico, ma non avrei mai creduto di farlo entrare in casa mia. Mi sbagliavo.
Halloween è una festa pagana, che ha radici antiche e non così simpatiche come siamo abituati a credere. Ha a che fare con offerte di animali alle tenebre, rape che simboleggiavano teschi, sacrifici e maledizioni (il famoso dolcetto o scherzetto).
Attraverso i film, i prodotti in commercio, e grazie alla voglia dei bambini di accogliere tutte le occasioni di gioco, il significato originario di Halloween è stato sdoganato ma c’è chi è a favore al festeggiamento e chi non lo è.
Ecco, io appartenevo alla seconda categoria.
Ho sempre tenuto molto alle mie tradizioni, quelle familiari e quelle della mia terra di origine. Per questo motivo, non potevo che sentirmi estranea a zucche, pipistrelli e ragnatele.
Nella mia tradizione, tra le altre cose, c’è la calza dei morti: una calza piena di dolciumi, che viene lasciata sotto le coperte dei bambini, ai quali, al risveglio, si racconta essere un regalo dei defunti. Un modo per avvicinare i bambini al concetto della morte, ma senza spaventarli, e aiutar loro a ricordare i defunti della propria famiglia, come persone che li hanno preceduti. Storia e dolcezza.
Ho sempre pensato che questa tradizione, che mi era stata tramandata, e che io stessa ho sempre amato, sarebbe stato l’unico festeggiamento per le mie figlie.
Mi sbagliavo.
Perché è difficile dire no ai bambini che, ingenuamente, e per imitazione, vogliono travestirsi, giocare ad intagliare una zucca, a fare lavoretti con rotoli di carta igienica che diventano pipistrelli o fantasmi.
Dire no a qualcosa di innocente come un paio di baffi da gatto disegnati sul viso o ad un cappello da strega che si ha nell’armadio, magari anche per il carnevale precedente.
Ho ceduto alla festa, all’aspetto giocoso. Una festa che non ha nulla di pagano, di macabro, perché in realtà non ha alcun significato per loro, se non l’ennesima occasione di gioco.
Ho capito che se c’è un ma, in Halloween, è solo quello di fargli prendere tutto lo spazio: quello della nostra storia, della nostra famiglia, delle nostre origini. Se questo non avviene, un pipistrello non è un gran male … purché sia finto!
E voi festeggiate?