Durante la gestazione, come è noto, le donne dovrebbero tenere sotto controllo il peso: tuttavia, oltre ai rischi oramai conclamati e riconosciuti dalla comunità scientifica, di recente uno studio ha messo in risalto il fatto che le future mamme potrebbero dare alla luce delle figlie caratterizzate da pubertà precoce.
La correlazione tra gravidanza e obesità
Le madri che sono obese o, semplicemente, caratterizzate da problemi di sovrappeso hanno maggiori probabilità di dare alla luce delle bimbe con problemi della crescita e uno sviluppo sessuale non corretto.
Questa è una delle conclusioni di uno studio portato avanti negli Stati Uniti a Oakland (California) presso il “Kaiser Permanente California Division of Research” e che è stato reso noto alla comunità medica dal prestigioso American Journal of Epidemiology.
In sostanza, questo particolare target di future mamme ha fra il 21% e il 39% di possibilità che le proprie figlie siano interessate da una pubertà precoce di circa sette mesi rispetto alle coetanee, con conseguente impedimento a una normale crescita.
L’esito della ricerca è dunque un altro punto a favore della prevenzione e dei moniti alle donne che, durante la gestazione, non rientrano nei normali limiti di peso.
I rischi legati a pubertà e sviluppo
Lo studio è stato condotto nell’arco di ben quattordici anni (dal 2003 al 2017) proprio per esaminare i possibili effetti a lungo termine che la gestazione di una madre obesa potesse avere sulla figlia nel momento in cui questa avesse raggiunto il momento della pubertà.
Su un campione di 15.300 coppie mamma-figlia, si è notato che livelli fuori norma di glucosio nel sangue della donna portavano spesso ad avere bambine con problemi quali uno sviluppo troppo precoce del seno, una crescita anormale della struttura ossea, dal punto di vista prettamente psicologico anche dei problemi socio-relazionali in uno dei momenti più delicati dell’infanzia e, in alcuni soggetti, situazioni di obesità infantile.
Anche se al momento mancano ancora riscontri più approfonditi, il team di ricerca ha ipotizzato che questo fenomeno sia più marcato nei Paesi sviluppati e sia influenzato da fattori quali una dieta sbagliata, la sedentarietà e l’inquinamento dell’ecosistema in cui si vive.