Giugno è un mese particolarmente frenetico per noi genitori. Dopo il Covid, ancora di più. Tante sono le cose da recuperare, in una corsa un pizzico delirante, ma piena di amore, sino all’ultima recita.
Ci sono tutti i saggi della scuola: quella dell’obbligo e quella di danza, di ginnastica, di teatro. E poi c’è il torneo finale del corso di calcetto e quello di pallavolo.
Poi ci sono tutte le feste di compleanno che, negli ultimi anni, sono state cancellate, annullate, dimenticate. Una dietro l’altra, sotto i quaranta gradi di una stagione estiva arrivata prima, si spengono candeline come fosse una novità. E difatti lo è per alcuni bambini.
Ci sono le pizzate di classe, quella della chat delle mamme, quelli dell’associazione dei genitori, quella dei papà, quella degli scout.
A Giugno, l’agenda dei nostri bambini non ha nulla da invidiare a quella di un rappresentante dell’Onu e noi con loro, non abbiamo più un istante libero.
C’è la foto di classe, il regalo ai maestri, quello alle rappresentanti e a qualche impavido rappresentate uomo.
C’è chi fa la festa a scuola, per celebrare un passaggio di consegne tra i “grandoni” che lasciano la scuola materna per andare all’elementari ed i piccolini, e quella per chi finisce un lungo ciclo scolastico e davvero sta diventando grande.
Giugno è un mese un po’ strano, perché non è quello dei bilanci, come fine dicembre e non è quello degli inizi come gennaio o settembre, ma è una via di mezzo altrettanto importante.
Giugno, per un bambino, vuol dire scrivere la parola fine ad un capitolo importante, addirittura ad un libro di cui mai dimenticherà una pagina, ma le cui righe andranno a sommarsi con il resto che arriverà da settembre in avanti.
Per noi genitori è il mese del tour de force: chi comincia ad andare in vacanza al mare con i bambini; chi farà avanti ed indietro; chi deve ancora prenotare e non vede la luce in fondo al tunnel, in quella strana situazione nella quale i bambini vagano a casa, in panciolle, dopo l’ennesimo anno particolare, scandito da mascherine, chiusure, tamponi, vaccini.
Giugno in realtà non è un mese degli inizi, se non della vacanza per chi già ha la fortuna di partire subito, ma può essere il mese dell’augurio.
L’augurio più bello per i nostri figli e per tutti gli altri bambini e ragazzi: che l’anno prossimo la vita a scuola torni normale. Che si possa sorridere, mostrare il visino, i denti che dondolano e quelli che sono caduti. Che si possa abbracciare il compagno di banco e quello dalla classe accanto. Che le classi non siano più mezze vuote per il virus, che si possa starnutire senza il terrore che chiuda la scuola. Che ci si possa scambiare una matita, che i bambini siano seduti uno accanto all’altro, che i maestri possano conoscere il viso dei propri alunni.
Giugno, per noi genitori, è un mese un po’ così: colmo di lacrime e nostalgia, a cavallo fra ciò che i nostri figli lasciano e quello che scopriranno, nella speranza che i bambini possano tornare ad essere bambini. Che i nostri figli tornino ad essere amati dalle istituzioni e dalla società che, negli ultimi anni, hanno dimenticato il loro valore, il diritto all’infanzia e all’istruzione.