Genitori stressati: colpa della genitorialità perfetta e dei social

29 gennaio 2025 –

Spesso mentre si chiacchiera tra mamme esce fuori la domanda delle domande: essere genitori oggi è più facile o più difficile rispetto a 20-30 anni fa?

E una recente indagine del Ministero della Salute degli Stati Uniti cerca di far luce su questo dibattito e sul livello di salute mentale dei genitori oggi. E si indaga sulle possibili responsabilità dei “modelli di genitorialità perfetta” sbandierata sui social.

Stress genitoriale: un problema di salute pubblica

Viviamo in un’epoca in cui, per qualsiasi dubbio, possiamo contare su un’infinità di risposte disponibili sui social network, sui motori di ricerca e in una vasta produzione editoriale. Questo vale anche – e soprattutto – per chi è genitore. La conseguenza? Un’eccesso di suggerimenti spesso in contraddizione tra loro, che possono disorientare e aumentare il senso di ansia.

Che i genitori di oggi siano sottoposti a livelli di stress significativi non è più soltanto un’impressione condivisa: nel 2024 il Surgeon General statunitense (l’equivalente del nostro Ministro della Sanità), dottor Vivek Murthy, ha pubblicato un rapporto che mette in luce come mamme e papà americani manifestino tassi di stress più elevati rispetto ad altri adulti.

Secondo il documento, un terzo dei genitori (33%) valuta il proprio stress come molto alto (voti di 8, 9 o 10 su una scala di 10 punti), a fronte di un 20% di adulti senza figli che percepisce lo stesso livello di stress.

I fattori che contribuiscono a questa impennata sono molteplici: le preoccupazioni finanziarie, i timori legati alla salute e alla sicurezza dei figli, le sfide poste dal mondo digitale e dalla sempre più complessa gestione dei social media, senza dimenticare il disagio sociale definito da Murthy come “epidemia di solitudine”, che incide in modo marcato sui più giovani. Inoltre, alcuni gruppi di genitori affrontano stress ancora più profondi a causa di condizioni particolari, come povertà, razzismo, discriminazione e violenza domestica o di comunità.

Anche l’American Psychological Association conferma che la genitorialità può essere considerata alla stregua di un “lavoro” con richieste e aspettative spesso paragonabili, se non superiori, a quelle di un’occupazione retribuita. In questo senso, i genitori si trovano a sostenere un carico psicologico che non è affatto trascurabile. È un problema di portata sociale: il benessere di mamme e papà non influenza soltanto la qualità della vita familiare, ma ha ripercussioni su tutta la comunità.

Genitori imperfetti in cerca di risposte

Se da un lato le fonti di stress aumentano, dall’altro i genitori, sentendosi sovraccarichi e insicuri, cercano soluzioni anche online. È così che si finisce nel vortice di Google, dei libri a tema parenting e dei tutorial sui social. Tutto può sembrare utile: da un breve video su come gestire i capricci a una diretta Instagram in cui un esperto spiega come tranquillizzare un bambino prima della nanna.

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La ricerca di consigli diventa ancora più spasmodica quando il bambino mostra un temperamento “impegnativo” o presenta comportamenti problematici frequenti (come crisi di rabbia per motivi apparentemente banali, forte opposizione alle richieste dell’adulto o rigidità nelle abitudini). In questi casi, mamme e papà si sentono facilmente scoraggiati e arrivano a mettere in dubbio la propria competenza genitoriale.

Una risposta (o tante risposte?)

È in questo scenario che si inserisce quella che lo scrittore Oliver Burkeman chiama “l’industria dei consigli per bambini”. Internet e i media abbondano di suggerimenti e metodologie “definitive” per fronteggiare ogni possibile sfida: dal pannolino alle prime ore di scuola, dall’uso corretto dei dispositivi elettronici alla gestione di litigi tra fratelli.

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Il paradosso è che, nel tentativo di rassicurare i genitori offrendogli “la soluzione”, questa sovrabbondanza di input spesso genera un effetto contrario: confusione, senso di inadeguatezza e la falsa illusione che esista un modo perfetto di fare il papà o la mamma.

Un mito da sfatare: la “genitorialità perfetta” non esiste

Il problema principale di questo enorme flusso di consigli è la costruzione di un mito: la convinzione che esista un modello di genitorialità perfetta, uno standard a cui ogni mamma e papà dovrebbero aspirare per garantire ai propri figli il massimo benessere.

La psicologa clinica Becky Kennedy, diventata virale proprio grazie a video e interviste sul suo approccio empatico alla genitorialità, sottolinea quanto sia inevitabile commettere errori nell’educazione dei figli. L’importante è non farsi travolgere dal senso di colpa, ma trattare la genitorialità come un percorso di apprendimento continuo, in cui la flessibilità e la capacità di adattarsi alle circostanze contano più di qualsiasi regola d’oro.

Come gestire meglio lo stress e ritrovare fiducia nel proprio ruolo

Ecco cosa possiamo fare ognuno nel nostro piccolo per ridurre lo stress da genitore:

a) Coltivare la propria rete di sostegno
Il supporto di altre persone – familiari, amici o gruppi di genitori con esperienze simili – è un pilastro fondamentale per gestire lo stress. Anche se i social possono offrire spunti interessanti, avere qualcuno accanto con cui parlare realmente e condividere le sfide quotidiane resta insostituibile.

b) Concedersi tempo per sé
Ritagliarsi piccoli spazi di pausa e rigenerazione personale non è un lusso, ma una necessità. Un genitore che ritrova un equilibrio interiore è più disponibile e sereno anche nel rapporto con i figli (APA, 2024).

c) Informarsi con criterio
Lungi dal demonizzare internet e i manuali, è però importante saper riconoscere le fonti autorevoli da quelle improvvisate. Se si ha il sospetto che il livello di stress sia troppo alto o che un bambino mostri difficoltà specifiche, rivolgersi a figure qualificate (psicologi scolastici, terapisti familiari, servizi clinici) può fare la differenza.

d) Accogliere l’imperfezione
Un certo grado di “disordine emotivo” fa parte del processo di crescita di un bambino, così come qualche errore fa parte del processo di crescita del genitore. Imparare a gestire queste imperfezioni con flessibilità e senza drammatizzare è una delle chiavi per un rapporto sereno con i propri figli.

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