Guardarli, certe volte. E scoprire un sentimento. Una cosa unica. Lo sconvolgente d’improvviso. Guardarli, i bambini, e aprire un vaso di Pandora. Un amore di cui non sapevi essere capace.
Siamo madri e, come tali, siamo spesso stanche, protese al futuro.
A quando sarà più facile farli dormire, mangiare, vestire. A quando andranno all’asilo, a scuola, a quando saranno un po’ più indipendenti, e noi potremo tornare ad essere quello che eravamo. Siamo sempre con un piede nel futuro. È normale. Siamo ridotte male, alcune giornate, e per sopravvivere, pensiamo che non sarà sempre così. Pensiamo che sono fasi e arriveranno momenti migliori. Quelli in cui potremo rimetterci in forma, parlare di altro, non preoccuparci più degli orari, dei luoghi, delle spiagge con la sabbia.
Quel piede nel futuro, però, ci rovina il presente.
Non siamo sempre vigili sulle loro scoperte, sui loro progressi, sulla bellezza del mondo attraverso i loro occhi. Per salvarci da quelle noi stesse che, alle volte, diventiamo- sempre stanche, sempre stressate– pensiamo al domani. Non guardiamo ciò che accade sotto di noi.
Qualche giorno fa, mi sono fermata. Al momento.
Mia figlia era irrequieta e le ho cantato una canzone per divertila, per calmarla. Dal cilindro del mio passato, è uscita una canzone della mia infanzia. Una melodia semplice. Fatta di ripetizione, gesti e versi di animali. Lei si è fermata. Prima incuriosita, poi incantata. È venuta verso di me, e si è seduta sulla mia gamba. Ha appoggiato la testa sulla mia spalla, e ha cominciato a fissarmi. Occhi negli occhi. Affascinata.
Non potevo credere al momento. Continuavo a cantare, commossa. La mia voce vibrava per l’emozione. Per l’essermi resa conto che quella è una vita nuova. Una vita che si meraviglia di tutto. Che si incanta per tutto.
Sempre lì, a trascinarli, e a trascinarci, nelle giornate che scorrono veloci come cascate, con orari fissi, che imprigionano spontaneità e calma, ci perdiamo i momenti. Come quello. Durato un’eternità. Fino allo squillare del mio cellulare. Un tempo che non è più tornato, perché lo squillo ha interrotto un idillio, l’armonia di un istante.
Però me lo sono goduto, quel frangente. Fatto di amore e di eterno. Per un po’ sono stata tutta nel presente. Non pensavo al dopo. Al futuro.
I figli ci regalano mondi da esplorare.
Certo, non sono facili. Non sono passeggiate di salute. Sono impegnativi, stancanti, stressanti. Ci ripagano, però. Senza accorgersene. Lo fanno con l’istinto, con la spontaneità.
Ci regalano il presente. Il loro. Quello che non torna.
Quello che rimpiangono i nostri genitori, e quelli con i figli grandi. Quello cui tutti, per convenzione e per sopravvivere, fuggiamo.
Guardarli, i bambini, e aprire un vaso di Pandora. Essere travolti da quello che ci serve nella vita: Amore, Pazienza, Coraggio, Forza e Positività.
Scoprire che il futuro, prima o poi, arriverà, portandoci via un po’ di noi, un po’ di loro.