Sei partita, ti eri preparata una lista assurda per questa trasferta. Mentre impacchettavi le cose seguendola fedelmente tiravi su degli extra, un po’ come si fa al supermercato: ma sì, magari mi serve anche questo. Non ti sei ancora abituata, non sai pensare che non vai al Polo Nord, che anche là, in quel villaggio che avete scelto, il solito o nuovo che sia, esistono i negozi, i bazar, un supermercato.
La macchina è un pallone pronto a scoppiare, e poi su, svegli, dentro, si va.
Accanto alla tua bambina, ben allacciata dietro, altre borse, un mucchio di aspettative, un briciolo di timore, un sacco di impazienza buona, di fibrillazione.
Cosa ti aspetta?
Al primo autogrill sei già ferma. La piccola piange, l’allatti, la cambi, riparti.
Non avrai niente di miracoloso. Fai più soste di quanto sperassi, girarti a placarla ti sbriciola la cervicale, è l’ora del sonnellino, ma poi in coda lei è già sveglia di nuovo. Hai conteggiato tutto, ma niente sta esattamente nei calcoli.
Non hai capito come funziona quello scalda biberon, a che ora puoi fare colazione. Il ristorante che avevi visto sul dépliant non è così vicino. La casa è bella ma hai dimenticato un lenzuolo di cambio per il lettino. Cerchi di ambientarti, cerca di ambientarsi anche lei.
La prima sera crolla, dopo due ore misuri la stanza. Cavoli, per un secondo vorresti casa tua, ché almeno c’hai la tua tv, ti muovi, sai cosa fare.
La porti nel letto e amen.
Non avrai i giorni improvvisamente risolti, non hai le notti che, in effetti, ti meriti. Ti torna in mente tutto quello che leggevi, che la vacanza di una madre non è mai davvero vacanza.
Ma qualcuno diceva: “Nessuna bellezza della terra dà un’immagine piena se, contemplandola, non si sente nella propria la mano della persona amata.”
Tieni duro, al mattino spalanchi la finestra nel sole e di nuovo ti torna tutta l’energia. Da qualche parte sai che sarà straordinario, lo dice l’aria nuova che ti bevi, lo senti.
Pensi all’estate scorsa, quando lei non c’era. Al piccolo bozzolo sotto la maglia, attenta al sole, al prosciutto crudo. La vedi sgambettare, conti a spanne quante meraviglie ti aspettano e ti spettano, estati intere di nuovi stupori, stelle cadenti e fiori di campo. Passeggi, spingi la carrozzina, sistemi la capotte.
Adesso il sole si è abbassato, sei uscita nel bosco oppure in spiaggia. Fa versetti che si mescolano all’acqua. Del mare o dei torrenti. Qualcuno si volta, la sbircia sotto il lenzuolino, scruta il suo crapetto che sbuca dalla fascia porta bebè. Ti sembra che il mondo adesso sia fatto apposta per voi. Le mostri cose che non sa ancora capire, ti porti in giro il suo sorriso, i suoi occhi che ciondolano, insieme alle fatiche.
Non hai niente di miracoloso. Nient’altro che l’amore.