L’enuresi è uno dei problemi più fastidiosi che possono affliggere i nostri figli, da quando iniziamo a togliere loro il pannolino. Non solo infatti ci costringe a continui risvegli notturni, ma provoca nel bambino insicurezza, sonno interrotto e grandi fastidi.
Per enuresi notturna si intende la perdita involontaria di urina durante il sonno dei bambini al di sopra dei 3-4 anni: prima di questa età questa condizione è del tutto fisiologica e rientra nella norma perché il processo di maturazione dell’apparato urinario non si è del tutto completato.
La capacità di controllare la minzione notturna può essere di tipo primario (riguarda i bambini che non sono mai riusciti ad acquisirla) o di tipo secondario/regressivo (quando invece gli episodi cominciano a comparire 6 mesi, dopo aver quindi effettuato un periodo in cui il bambino riusciva perfettamente a controllare lo stimolo notturno).
L’enuresi notturna come la parola stessa ci suggerisce, fa riferimento a tutti quegli episodi in cui il bambino non riesce a controllare lo stimolo ad urinare solo durante il riposo e non nelle ore diurne (in questo caso si parla di enuresi mono sintomatica).
Quali sono le cause dell’enuresi?
Una delle cause principali può essere sicuramente cercata nell’aspetto genetico: chi ha avuto almeno un genitore che da piccolo ha sofferto di enuresi notturna, sviluppa una possibilità di 5/7 volte maggiore rispetto agli altri coetanei di fare la pipì a letto. Se invece ne sono stati oggetto entrambi i genitori questa probabilità aumenta sino ad 11 volte.
Una distinzione fondamentale al fine di individuare le cause responsabili di questa condizione è valutare se il bimbo non ha mai acquisito la capacità di contenere il bisogno di urinare di notte (enuresi primaria) o se questa incapacità si è presentata solo in un secondo momento (enuresi secondaria o regressiva).
L’enuresi primaria può dipendere sostanzialmente sia da disturbi del sonno che da un lieve ritardo nella completa maturazione di alcuni aspetti fisici/neurologici ed anatomici che contribuiscono al controllo sfinterico e quindi da una ridotta produzione dell’ormone che riduce la produzione notturna di urine.
Per individuare le cause dell’enuresi secondaria si procede solitamente escludendo eventuali infezioni delle vie urinarie (con stick e urino coltura) e l’insorgenza del diabete (mellito e insipido); vanno presi in considerazione anche aspetti psicologici particolarmente stressanti come bassa autostima e difficoltà relazionali.
Per entrambe le condizioni vanno in ogni caso escluse altri tipi di patologia della vescica o eventuali anomalie anatomiche: più in generale è sempre importante sottolineare l’importanza di uno stile di vita sano che preveda il giusto apporto di acqua durante l’arco della giornata e moderi invece l’assunzione di liquidi prima di andare a dormire (sia di acqua che di latte).
Inoltre, secondo recenti studi effettuati dal prof. Steve J. Hodges del dipartimento di Urologia del Wake Forest Baptist Medical Center potrebbe esserci un nesso tra costipazione ed enuresi.
Infatti negli studi fatti su un campione di ragazzi tra i 5 e i 15 anni che avevano questo problema, una volta risolta la stitichezza, nell’80% dei casi si è risolta anche l’enuresi. Per sempre! Ma cosa succede? Ovviamente se i bimbi hanno difficoltà ad andare in bagno, lo spazio riservato alla vescica diventa più piccolo e questo può provare gli episodi di pipì a letto.
Se quindi vostro figlio soffre di entrambi questi problemi, potreste iniziare a cambiare l’alimentazione, aggiungendo fibre, frutta fresca, ma soprattutto cotta che ha un effetto lassativo.
S.O.S. enuresi: quali sono i rimedi?
Sicuramente per una famiglia gli episodi di enuresi notturna frequenti possono essere parecchio destabilizzanti (sia per la gestione pratica che emotiva) ed è perciò fondamentale che tutti cooperino, ciascuno per le proprie competenze, alla ricerca di un rimedio efficace.
I piccoli non vanno mai fatti sentire a disagio per essere portatori di questa condizione e non vanno quindi utilizzati come incentivi prime, minacce e punizioni.
La serenità e la condivisione con il proprio pediatra sono i primi semplici, ma imprescindibili, elementi al fine di poter individuare una soluzione efficace una volta esclusa la presenza di eventuali patologie anatomiche o difficoltà relazioni o psicologiche.
Una buona abitudine per registrare correttamente la frequenza con cui questi episodi di enuresi notturna si verificano potrebbe essere quella di tenere una sorta di calendario per incrociare il dato tra la quantità di liquidi assunta durante il giorno ed eventuali problematiche urinarie che si sono presentate durante la giornata. I piccoli possono essere coinvolti al mattino con l’applicazione di stickers colorati per indicare le notti asciutte e quelle bagnate.
Come già anticipato questa condizione dovrebbe tendenzialmente risolversi spontaneamente verso i 6/7 anni di età ma, qualora continuino a presentarsi episodi di enuresi notturna anche in bambini con età superiore agli 8 anni, si può provare a:
- limitare l’assunzione di liquidi la sera (specialmente bevande zuccherate)
- effettuare qualche esercizio pelvico (per trattenere la pipì anche durante la minzione)
- eventualmente svegliarlo prima che i genitori vadano a letto
- acquistare un allarme notturno che indica con un suono la presenza di urina sulle mutandine, inducendo il bimbo a svegliarsi per ultimare la minzione.
Se però nonostante tutto la situazione non si risolve, parlatene con il pediatra, anche se l’età è un importante discrimine. Fino a 4 o 5 anni potete prendere la cosa con più tranquillità, vigilando magari sulla quantità di liquidi che vostro figlio assume nel corso della serata, e prendendo l’abitudine di mandarlo a fare pipì prima di cena.
Se però la cosa continua ancora oltre quell’età, è il caso di fare un controllo degli elettroliti nel sangue, per vedere se potrebbe trattarsi di un diabete insipido. Infatti questa malattia costringe il corpo a produrre più urina e i reni non riescono a filtrarla bene. anche un’ecografia ai reni può aiutare a vedere se ci sono infezioni o malformazioni.
Se però anche in questo caso la risposta è negativa, iniziate a interrogarvi se c’è qualcosa che può turbare vostro figlio al punto da portarlo all’enuresi.