La Gran Bretagna è il primo Paese al mondo ad aver approvato – lo scorso febbraio – una legge che permette di creare embrioni da 3 genitori con DNA differenti: lo scopo di questa innovativa tecnica di procreazione assistita è quella di sostituire parte del patrimonio genetico materno “difettoso” con del patrimonio genetico sano, proveniente da una terza persona, una donna. La percentuale del patrimonio modificato è dello 0,1%; la donatrice rimarrà anonima e non potrà esercitare alcun diritto sul bambino.
In questo modo, si possono prevenire malattie mitocondriali gravissime (come, ad esempio, la distrofia muscolare) che potrebbero persino portare alla morte del nascituro: le cronache hanno riportato il caso di una donna inglese che ha perso 7 figli a causa di un disturbo mitocondriale e che ora potrà finalmente avere un figlio sano il quale, a sua volta, vanterà un patrimonio genetico senza difetti da trasmettere ai suoi eredi biologici.
In Gran Bretagna, la legge è passata con una larga maggioranza (382 voti favorevoli, con adesioni da tutti gli schieramenti politici, e solo 128 contrari) e, secondo le previsione, saranno oltre 100 i bambini all’anno a nascere con questa tecnica. In generale, la maggioranza degli inglesi sembra essere favorevole a questa nuova tecnica, ma non sono mancate reazioni perplesse da parte di associazioni e della Chiesa.
Al centro del dibattito ci sarebbe la questione etica: ad oggi non sappiamo ancora dove potrebbe portare la nuova tecnica e il timore sollevato è che si potrebbe perfino arrivare alla creazione di bambini geneticamente modificati, “disegnati” su misura secondo le volontà dei genitori.
La questione non è ovviamente semplice e condividere o non condividere l’approvazione della legge dipende da molti fattori, principalmente personali, legati alle proprie convinzioni etiche. Di sicuro, questa nuova tecnica di fecondazione ci fa riflettere moltissimo sui progressi scientifici e riapre l’eterno dibattito di quale debba essere il confine fra scienza ed etica, uno degli argomenti più “caldi” che periodicamente si riaffacciano sul panorama della procreazione assistita.