L’ecocardiografia fetale è un esame ecografico che permette di valutare l’eventuale presenza di cardiopatie congenite o alterazioni del ritmo cardiaco del feto attraverso la pancia materna, grazie all’analisi dell’anatomia e della funzionalità cardiaca.
Ecocardiografia fetale: quando si esegue?
Il test diagnostico viene generalmente richiesto dal medico in specifiche situazioni: per quel che concerne la madre, è necessario valutare se nella storia familiare sono già stati riscontrati casi precedenti di cardiopatia, oppure malattie metaboliche, infezioni materne o esposizioni ad agenti teratogeni (retinoidi, fenitoina, litio, acido valproico, ecc.). Per quello che riguarda il feto, invece, il medico si concentra sull’accertamento di sospette anomalie cardiache o del ritmo del cuore.
Solitamente l’esame viene effettuato dalla 16esima settimana in poi: il periodo ritenuto migliore a livello qualitativo è quello che va dalla 19esima alla 23esima settimana di gestazione. In casi particolari è possibile ricorrere all’ecocardiografia fetale anche nel periodo antecedente e successivo a quello indicato, in maniera tale da giungere a diagnosi precoci e, eventualmente, monitorare l’evoluzione delle patolgie cardiache riscontrate.
Come si esegue l’ecocardiografia fetale
L’esame deve essere eseguito da un esperto in cardiologia fetale e pediatrica. La sua durata può variare dai 20 ai 45 minuti, in base a vari fattori, tra i quali la scarsa presenza del liquido amniotico e la posizione del feto.
L’ecocardiografia fetale utilizza gli ultrasuoni: il medico fa sdraiare la madre in posizione supina e appoggia la sonda sul ventre della donna, cospargendolo di gel. Si inizia dapprima con un’analisi di tipo anatomico del cuore del feto. Successivamente, attraverso l’utilizzo dell’ecocolor Doppler, è possibile procedere con lo studio dei flussi sanguigni all’interno del cuore e nei vasi più grandi oltre al flusso all’interno del cordone ombelicale.
È stato dimostrato che l’utilizzo degli ultrasuoni in questa particolare tipologia di diagnosi non comporta rischi, né per il feto, né per la madre.