C’è una cosa che contraddistingue la maggioranza di noi mamme, oltre i sensi di colpa, ovviamente! Questa cosa è quella dedizione pazzesca, ma anche semplicemente pazza, ai propri figli, alla famiglia, che ci porta ad essere risucchiate in un buco nero, senza quasi opporre resistenza.
Sono rari, anche se per onor di cronaca vanno riconosciuti, i casi in cui la mamma si ricorda di essere una persona.
Casi eccellenti ed eccezionali, nei quali la mamma, oltre ad essere un genitore, si prende del benedetto tempo per se stessa.
Badate bene:non sto dicendo che se lo “ritaglia” per un aperitivo all’anno con l’amica del cuore o per la cena in pizzeria come rimpatriata delle scuole medie. No no. Io mi riferisco a situazioni che mi suscitano grande invidia, ma sotto forma della più nobile ammirazione, dove le mamme hanno una vita da persone.
Al di là anche del lavoro, viaggiano, fanno qualche week end fuori, vanno a cena con i compagni, fanno corsi di pilates, danza, arrampicata, lingue e roller.
A turno con i compagni-papà, accompagnano o vanno a prendere i figli a scuola, sempre a turno, stanno la sera con loro, idem per qualche fine settimana dedicato interamente ai propri interessi.
Ecco, quella credevo fosse la realtà, la naturale evoluzione non appena i figli non fossero più neonati, è una chimera per la maggior parte di noi.
Se è più frequente vederlo nei papà, questo ricordarsi con i fatti di avere interessi, amici, voglia di fare cose nuove ma anche quelle vecchie, dal calcetto bisettimanale, allo stadio con gli amici, ad altri eventuali hobby, pe noi mamme è molto raro.
Noi, semmai, giustappunto, ci ritagliamo spazi, Spazi non scritti e sempre piccoli piccoli, che quasi ci dimentichiamo di averla prenotata quella visita, o ci viene voglia di rimandarla quella lezione di prova, o di chiamare un’altra volta l’estetista.
Diciamolo, la colpa è anche nostra! Di noi donne, da sempre dedite più agli altri che a noi, in una tara che è cresciuta dentro, accanto al cuore, e che passa dal prendersi cura del fratellino piccolo, all’aiutare mamma e papà, poi l’amica del cuore, quando il cuore qualcuno lo aveva mandato in frantumi, a sostenere il ragazzino-fidanzatino che aveva bisogno più di un specialista che di una girlfriend.
Fino ad arrivare al momento in cui la famiglia è proprio la nostra. E quando è la nostra ed è il momento in cui noi siamo centrali, proprio facciamo fatica a ricordarci che esistiamo. Che è giusto viverci, in tutti i sensi, e prima che rimanga dentro di noi solo la madre. Spesso felice, eh, per carità, ma, anche parecchio stressata, come mi ricordano le mie stesse figlie!
E lo stress non è solo un fatto di carattere o di determinati momenti storici, ma diventa uno stile di vita.
Lo diventa lentamente e sempre di più, ogni volta che procrastiniamo, annulliamo, spazziamo via noi stesse, senza opporre resistenza, con una piccola alzata di spalle e, alla fine, senza neanche accorgercene.
Facciamoci caso, quando accade.