Sentenza shock in America: forti limitazioni all’interruzione volontaria della gravidanza
La parte più conservatrice del Paese ha reso impossibile l’aborto in molti Stati.
La dottoressa Garven dà voce alle donne
È il 2019 quando negli Stati Uniti d’America sembra cambiare il vento, i diritti delle donne subiscono un duro attacco.
Dal 2018 infatti 6 giudici della Corte su 9 sono conservatori e perciò molti Stati con maggioranza repubblicana approvano leggi che limitano o rendono impossibile l’aborto.
In pochi mesi comitati di femministe, medici e organizzazioni per i diritti civili scendono più volte in piazza.
La legge contro l’aborto approvata dall’Alabama sfida ciò che in Occidente si crede intoccabile: il diritto della donna di disporre del proprio corpo.
Un’ecografista statunitense Sena Garven partecipa al dibattito e pubblica un post su Facebook per raccontare la sua esperienza e dà voce alle donne che non potranno più abortire legalmente in Alabama.
Tra loro ci sono quelle che hanno subito violenza sessuale o il cui feto non ha un cranio, ma ha ancora un cervello che batte, le donne gravemente affette da emofilia che perciò perderanno la vita con il parto, o quelle che non hanno neanche il cibo per sfamare sé stesse e non possono permettersi di crescere un figlio.
Tra le donne sconfitte dalla legge dell’Alabama ci sono le ragazzine di 13 anni che non hanno un’educazione sessuale e si trovano ad affrontare la gravidanza senza alcuna preparazione.
Sono smarrite e inoltre il loro corpo ancora immaturo subisce danni irreparabili con il parto.
La sfera sessuale ed emotiva è complessa perciò molte donne possono volere interrompere la gravidanza perché si sentono osteggiate da un contesto sociale, oppure perché vivono relazioni tossiche o per mille motivi che appartengono solo a loro. La lista infinita della dottoressa Garven è una lente d’ingrandimento sul mondo e sulla sensibilità femminile e ha un’ondata di consensi, ma non sembra arrestare il vento conservatore che travolge l’America.
Il diritto all’aborto in America
La questione normativa sull’interruzione della gravidanza in America è controversa perché nel Paese non c’è una legge che stabilisce il diritto di abortire, ma una decisione federale della Corte Suprema del 1973 conosciuta come sentenza “Roe v. Wade” tutela le donne nella loro scelta abortista.
Ciò vuol dire che ogni Stato, a seconda dell’orientamento politico può imporre limitazioni all’aborto.
Nel 2019 a El Salvador, Esme, una giovane donna, subisce una condanna a 30 anni di carcere per un aborto spontaneo.
Nel Paese infatti è perseguibile penalmente anche l‘interruzione non volontaria. Un situazione estrema che mette a rischio la salute delle donne.
Il dibattito politico si infiamma mentre la diffusione della bozza della sentenza della Corte lascia pensare che presto le donne non potranno più abortire legalmente in molti Stati americani.
La lettera dell’ecografista
La lettera dell’ecografista, Sena Garven, mostra l’aborto attraverso un diverso punto di vista, scagliandosi contro quelle realtà che limitano l’aborto.
Cita una serie di esempi, in cui la gravidanza può rappresentare un problema per la madre e il figlio:
“Ok, la questione è la seguente:
la legge anti-aborto approvata in Alabama è un fatto veramente preccupante. Ohio, Missouri, Georgia, Mississippi, Arkansas, Kentucky… mi rivolgo anche a loro, ma per ora concentriamoci sull’Alabama.
Il governatore dell’Alabama, Kay Ivey, ha da poco reso legge il divieto totale all’aborto, in qualsiasi caso, per qualsiasi ragione e in qualsiasi fase della gravidanza. Ad oggi si tratta della legge sull’aborto più restrittiva di tutti gli Stati Uniti.
Mi presento: sono un tecnico ecografista, io e i miei colleghi osserviamo bambini ogni giorno e in ogni fase ella gravidanza. Lavoro anche nell’unità di alto rischio, assistendo madri e feti in vari stati di salute, sia fisici che mentali.
Se pensi che un divieto all’aborto sia una cosa positiva, io probabilmente sono la persona migliore per spiegarti perché ti sbagli.
Per cui, lascia che ti parli di…
Quelle donne che portano in grembo un feto senza cranio, il cui cervello fluttua semplicemente in giro, ma il battito cardiaco c’è ancora… Ebbene, loro non possono abortire.
Quelle donne il cui feto ha una rara mutazione cromosomica chiamata T13: gli organi si sviluppano fuori dal corpo e c’è una palatoschisi così grave che il naso è praticamente assente… Neanche loro possono abortire.
Quelle donne la cui pressione sanguigna schizza a valori così alti che svengono e rischiano la morte prima del parto… Non possono abortire.
Quelle donne con una grave forma di emofilia per cui partorire sarebbe probabilmente fatale, per loro e per il bambino… Non possono abortire.
La ragazzina di 13 anni la cui scuola non è autorizzata ad insegnare educazione sessuale e che quindi non sa come evitare una gravidanza o le malattie sessualmente trasmissibili. Una ragazzina, il cui corpo non è ancora sviluppato abbastanza da portare a termine la gravidanza senza venirne danneggiato irreparabilmente… Quella ragazzina non potrà accedere all’aborto.
Quella donna che è stata stuprata dall’amico che voleva solo “assicurarsi che arrivasse sana e salva a casa”… Non può abortire.
Quella donna con Sindrome dell’Ovaio Policistico che ha le mestruazioni ogni 3-4 mesi e non riesce a trovare un anticoncezionale che funzioni per lei… Non può abortire.
Quella donna il cui “partner” ha tolto il profilattico durante il rapporto senza dirle nulla (questa pratica si chiama Stealthing e accade molto più spesso di quanto credi)… Neanche lei può abortire.
Quella donna con una gravidanza ectopica corneale, che probabilmente crescerà fino ad ucciderla… Non può abortire.
Quella donna che ha già due bambini che a stento può nutrire e il cui anticoncezionale ha raggiunto un prezzo troppo alto… Non può abortire.
Tutte le tante, tante, tantissime donne che semplicemente non vogliono sostenere una gravidanza per ragioni che appartengono loro, e a loro soltanto. Problemi di salute, relazioni tossiche, problemi finanziari, problemi sociali… Non potranno abortire.
Alcuni di questi casi potrebbero magari sembrarti legittimi e sensati. E potresti aver ragione. Ma la questione è che nessuno dovrebbe decidere cosa fare del corpo di un’altra persona, neanche per salvare una vita.
E pensare che c’è bisogno di un permesso scritto dalla persona deceduta per poter prelevare gli organi che salvarebbero numerose vite. Non puoi costringere qualcuno a donare gli organi, a donare sangue, a donare il midollo, a prescindere dalla situazione. Allo stesso modo non puoi costringere una donna a fare del suo corpo ciò che vuoi tu. Fine della storia.
Ma la storia non finisce qui, vero? Perché il peggio deve ancora venire: se l’aborto è considerato un omicidio, perché non considerare un aborto spontaneo come omicidio colposo? Si, è già realtà.
El Salvador, Ecuador e ora USA… Una donna può andare in carcere per un aborto spontaneo o per un figlio nato morto, perché non si sa mai che proprio lei abbia fatto qualcosa per causarlo.
Donne che hanno realmente avuto un aborto spontaneo non chiederanno aiuto ad un medico. Moriranno di sepsi o dissanguate sul pavimento del loro bagno.
Se si inizia a incarcerare donne e medici per aver preso decisioni riguardanti la salute, che non interessano nessuno se non loro stessi, allora bisogna aspettarsi che le donne smettano di rivolgersi ai medici per sottoporsi a procedure sicure e inizieranno invece a ordinare pillole online o ad usare qualsiasi strumento metallico esse riescano a trovare per porre fine autonomamente alla propria gravidanza.
Tutto ciò non ha nulla a che vedere con la “sacralità della vita”. Non più. Si tratta solamente di controllare le donne. Null’altro.”
(Sena Garven)