Tra tutte le limitazioni subite dalla popolazione durante i mesi di chiusura totale e anche in seguito, conseguenti alla “nuova normalità”, molte sono state subite proprio dai più piccoli, alcuni dei quali sono venuti al mondo quasi con la mascherina indosso.
Molte le preoccupazioni sia dei genitori che degli esperti di evoluzione infantile, che segnalano i potenziali danni emotivi che potrebbero sorgere in quei bimbi che si sono visti togliere alcuni dei passaggi fondamentali per una crescita equilibrata: contatto fisico, intimità, esplorazione visiva e tattile delle persone e delle cose che fanno parte della loro vita.
Le ipotesi e le prime osservazioni fatte sulla popolazione infantile
Il contatto fisico, in primis con la madre e il padre, poi con i compagni di giochi e di studio, fa parte di una più ampia serie di esperienze sensoriali che portano il neonato ad inserirsi nel mondo che lo circonda. Si risveglia così da quel semi-sonno dei primi giorni di vita acuendo i sensi e riconoscendo il profumo, la pelle, il volto di chi lo accudisce.
Si tratta di comportamenti atavici che portano il bambino a crescere armoniosamente e a continuare poi, per tutto il resto della vita, ad usare questo e altri sistemi di interazione per sviluppare quelle caratteristiche emotive indispensabili per vivere in una società: sensibilità, empatia, collaborazione, spirito di gruppo e altruismo.
Senza poter vivere queste basilari e fondamentali esperienze, il rischio è quello di diventare adulti introspettivi, narcisistici, insicuri, e inadatti alla vita all’interno della società per come la intendiamo adesso.
Il Ministero della Salute stesso rileva che:
L’isolamento a casa durante l’emergenza da nuovo coronavirus ha causato l’insorgenza di problematiche comportamentali e sintomi di regressione nel 65% di bambini di età minore di 6 anni e nel 71% di quelli di età maggiore di 6 anni (fino a 18). È quanto emerge da un’indagine sull’impatto psicologico e comportamentale del lockdown nei bambini e negli adolescenti in Italia, condotta dall’ospedale pediatrico Gaslini di Genova. Tra i disturbi più frequentemente evidenziati vi sono: l’aumento dell’irritabilità, disturbi del sonno e disturbi d’ansia.
Distanziamento VS bisogno di contatto: quali le prospettive?
Risulta fondamentale, quindi, da parte degli organi competenti, dei professionisti, ma anche educatori e genitori, prendere atto delle conseguenze per i nuovi nati e per i bambini piccoli dati dal distanziamento sociale e attivarsi al fine di limitare i potenziali e irreversibili danni causati da regole, necessarie sì, ma da applicarsi con cautela e saggezza.
Un nuovo equilibrio deve essere raggiunto per contenere da una parte l’avanzata di un virus particolarmente dannoso e pericoloso e dall’altra per non distruggere in pochi atti amministrativi e decreti legislativi quella che è stata l’evoluzione socio psicologica ed emotiva degli esseri umani.
I bambini sono gli adulti del futuro, coloro i quali dovranno saper portare avanti, con raziocinio e saggezza, la società: ecco perché urge creare un piano dedicato all’infanzia, in grado di assicurare sicurezza ma anche e soprattutto di non far mancare quella rete affettiva ed emozionale fondamentale per la costruzione di un’identità sana.