Mettere al mondo un figlio sano è la prima preoccupazione per qualsiasi genitore e in questo le nuove metodiche di indagine diagnostica possono dare una mano, permettendo di valutare già in pancia il rischio di alterazioni cromosomiche del feto. Avete mai sentito parlare del Bi e del Tri-test? Nell’ambito della diagnosi prenatale, l’esame più conosciuto è sicuramente l’amniocentesi, che dà risultati certi ma presenta lo svantaggio di essere un esame invasivo e non esente da rischi per la madre e il bambino, motivo per cui molte future mamme scelgono di non sottoporvisi. Per valutare l’eventuale presenza di alterazioni cromosomiche nel feto ci sono però anche altri esami, non invasivi: si tratta del Bi e Tri-test, scopriamo nel dettaglio cosa sono.
Esami in gravidanza: il Bi Test
Viene effettuato generalmente fra la 10° e la 12° settimana di gestazione e consiste in un semplice prelievo del sangue finalizzato a misurare i valori dell’ormone Beta HCG e della PAPP-A (proteina A associata alla gravidanza). Al prelievo del sangue si integra la traslucenza nucale, una particolare ecografia che individua se dietro la nuca del feto c’è un accumulo di liquido.
Esami in gravidanza: il Tri Test
Anche quest’esame consiste in un prelievo di sangue, da effettuare fra la 15° e la 17° settimana di gestazione: si misura il livello degli ormoni Beta HCG, estriolo e alfafetoproteina.
Questi esami sono davvero utili?
Sia il Bi che il Tri-test servono a misurare la percentuale di rischio che il bambino sia affetto da Sindrome di Down o da altre anomalie genetiche, come la Trisomia 18. Il problema, però, è che questi esami non forniscono risultati certi, ma indicano appunto solo una percentuale maggiore o minore di rischio: in altri termini, il responso del Bi e del Tri-test non dà una certezza matematica che il bambino sia sano oppure no.
In caso di rischio elevato, si deve passare a esami più specifici, primo fra tutti l’amniocentesi. Ma qualcuno dice che, se la futura mamma ha già escluso di voler fare quest’ultimo esame, allora Bi e Tri-test servirebbero comunque a poco, forse solo ad alimentare un’ansia più o meno giustificata. La decisione ultima, come sempre, va presa dopo un consulto con il proprio medico.